È il momento della Orocash Pallavolo Picco Lecco. La compagine biancorossa sta dominando il momento attuale nel girone di Pool Salvezza e ha l’obiettivo finale praticamente in mano: una vittoria con la cenerentola Pescara garantirebbe l’accesso alla stagione 2024/2025 grazie a una cavalcata strepitosa. Messa alle spalle una prima metà di stagione complicatissima a causa di infortuni e vicende personali, la squadra guidata da coach Gianfranco Milano si è ritrovata sul finire della regular season e si è portata tutto il buono nella fase decisiva, non tremando mai e conquistando sei successi in altrettante uscite. Obbligata a guardare dall’esterno del campo a causa della prematura rottura di legamento crociato e collaterale, la schiacciatrice Gaia Badalamenti mostra sincera soddisfazione quando parla delle sue compagne di squadra, ormai diventate mature in ogni fase di gioco. Appuntamento alle 15 di domenica al “Bione” per quello che può essere il fiocco su una stagione diventata entusiasmante in corso d’opera.
Gaia Badalamenti a LCN Talks: «Bello vedere giocare le mie compagne»
Gaia, sei giovane ma con varia esperienza tra i grandi:
«Quest’estate è arrivata la chiamata di Picco e non ho esitato un momento ad accettare il progetto di coach Milano perchè hanno manifestato un grande interesse nei miei confronti. Venivo da un’annata importante come quella di Busto Arsizio, non conclusa purtroppo nel migliore dei modi, ma che mi ha lasciato tanta, tanta esperienza soprattutto perchè ho giocato con ragazze più grandi ed esperte di me. Sono cose che mi porterò dietro per tutta la vita. Arrivavo, allora, da un altro anno molto difficile sotto il profilo dell’adattamento, dell’ambiente e della lontananza a Soverato. Parlo comunque di un anno che mi ha dato tanto con uno staff super che ho avuto a disposizione e poi, comunque, venivo da tre anni di giovanili in Serie A con Novara, percorso concluso con la promozione in A2 ottenuta l’ultimo anno».
L’Italia proprone tante diversità. Cosa ti porti dentro di queste esperienze?
«Tutti e quattro questi quattro anni sono stati diversi tra loro a livello sportivo. Situazioni diverse, più facili o più difficili. Bisogna trovare l’adattamento, un po’ la parola chiave che mi porto in giro per l’Italia. E parlando invece di giorno libero, ti dirò che svegliarsi con il mare di Soverato a 50 metri da casa non è stato male».
Al sud si vive con una leggerezza diversa rispetto al nord:
«Assolutamente. Da un atleta più sale di livello e più ci si aspetta. Poi ci sono tifosi molto calorosi e, quindi, è importante ritrovare un po’ di leggerezza anche semplicemente facendo una passeggiata al tramonto, osservando un paesaggio. Sono stata, per esempio, a Catanzaro Alta e Lido ed è bellissima. C’è stata una bellissima giornata che mi ricordo ancora oggi. Parlando di leggerezza credo che sia importante a livello mentale anche questo per un atleta».
Per te questa è una stagione di apprendimento, ma diverso dal solito visto l’infortunio al ginocchio:
«Quest’anno sarà sicuramente di crescita a livello mentale e un po’ con me stessa. Non ti nego che affronto durante le giornate dei momenti difficili; soprattutto la domenica, quando giocano tutte le mie compagne. C’è un po’ di sconforto, però penso che sarà la mia forza. Sto facendo una riabilitazione che prevede 5-6 ore al giorno di lavoro, quindi tra mattina e pomeriggio sono anch’io impegnata tutti i giorni per una cosa o per l’altra. Purtroppo mi sono rotto il crociato e il collaterale, quindi tutto quello che c’è nel ginocchio l’ho rotto. È stato un atterraggio da un attacco brutto e sarebbe potuto capitare anche se avessi passato la settimana più riposata della mia vita, sono sicura di questo. Sono cose che capitano all’istante. Fatalista? Solo su alcune cose».
Hai pensato di smettere?
«Per fortuna, mai. Assolutamente no. Ho molti amici che purtroppo son passati da questo percorso e adesso giocano a bomba, sono tornati meglio di prima. Lo prendo un po’ come obiettivo, come uno stimolo, consapevole che la testa incide tanto rispetto a un infortunio del genere. Al rientro magari avrò un po’ di paura, ma a questa seconda fase ancora non ci ho pensato e non so come la affronterò. Sto lavorando ogni giorno per togliere queste piccole paure e rientrare il prima possibile, ormai per la prossima stagione».
La squadra è entrata in una seconda fase da sei vittorie di fila dopo una prima parte di stagione difficile:
«Abbiamo iniziato la stagione come una squadra giovane, che non aveva mai giocato insieme. Ci abbiamo messo qualche partita per trovare le giuste affinità, per ingranare un po’ e far funzionare il gioco di squadra. Un paio di partite prima del mio infortunio erano arrivati i primi tre punti pieni contro Melendugno, con due grandi partite mie e di Salinas. Subito dopo è arrivato il mio infortunio, a meno di un mese di distanza Candela è dovuta rientrare in Argentina per dei problemi familiari l’abbraccio tanto, soprattutto in questo momento difficile (ha perso la mamma, ndr); un poì tutti gli equilibri sono saltati ed è stato difficile. Secondo me Lecco ha vissuto tre fasi in questa stagione: all’inizio abbiamo lavorato tanto sul gioco di squadra, nella piccola fase centrale dove stava iniziando ad andare bene e poi sono capitate le cose appena citate. Poi c’è stata la ripresa anche con i nuovi acquisti. Adesso è veramente un piacere guardarle giocare, è bellissimo; io sono in telecronaca quando si gioca in casa e sono proprio contenta di vedere questo equilibrio. Se questa squadra fosse stata messa a lavorare insieme novembre-dicembre, non so dove sarebbe arrivata. Abbiamo fatto anche una vittoria importante contro Brescia, squadra di tutto rispetto e costruita per altri obiettivi».
Sei vittorie di fila e la salvezza da prendersi con Pescara:
«C’è stato un po’ meno distacco in regular season rispetto a quella della scorsa annata, quando sin da subito Lecco era praticamente salva. Quest’anno stiamo vedendo un girone di Pool Salvezza più competitivo ed equilibrato. Se domenica va tutto come deve andare, siamo salve».
Le vostre stagioni finiscono decisamente presto:
«Personalmente mi concedo sempre una vacanza alla fine della stagione perchè a livello mentale è troppo importante staccare. Poi serve buonsenso, perchè sono veramente tanti i mesi che separano un’annata dall’altra fisicamente parlando: l’atleta deve avere un’alimentazione abbastanza corretta e non lasciarsi andare, lavorando in sala pesi e sul fronte aerobico in vista della stagione seguente. Sono tante cose che, ti ripeto, fanno parte del buonsenso. Dopo un mese, poi, c’è la voglia di ricominciare e per questo mi consolo nei cambi sui campi di beach».
Come si assorbe il cambio di città?
«Negli ultimi due anni sono stata parecchio vicino a casa (abita a Milano, ndr), mentre a Soverato l’ho vissuta in maniera diversa. Domanda interessante: quando sono tornata a casa mi sembrava completamente un altro mondo. Era il periodo del covid e sono riuscita a tornare a casa solo una volta, trasferta al nord a parte, quindi è stato un anno complicato anche perché ero più piccola. Due contesti completamente diversi, due mondi diversi Milano e Soverato. Mi mancano un po’ quei posti».
Poi tra Soverato e Lecco ci sono tante giocatrici in comune:
«È vero! Io, Caneva, Piacentini, Barbagallo… Amiche nello spogliatoio? Quelle appena elencate, oltre a Helena Sassolini che conoscevo già. Ha un bel caratterino? Vero, ma non era così a Novara (ride, ndr). Ha fatto una crescita a livello personale ed è un piacere vederla.
Come procede il recupero dall’infortunio?
«Siamo al quarto mese, per me è volato il tempo. Nella vita normale non si nota, non cammino in modo claudicante. Sono di sei mesi i tempi chirurgici, sono sempre otto per rientrare».
