
C’è una cadenza regolare nelle indiscrezioni che arrivano sul fronte Calcio Lecco 1912. Un ritmo abbastanza scandito, non frenetico, un valzer a tinte blucelesti che sta accompagnando ormai da settimane. Messa via la possibilità di cedere a Brera Holding, è servito un po’ di tempo per trovare dei riferimenti: una dietro l’altra sono arrivate le voci, poi evolutesi in modo diverso, legate ad Alex Lin, al gruppo americano e a quello che vede coinvolti imprenditori locali e di territori limitrofi, in questo momento finito quantomeno in secondo piano ma non per forza di cose scomparso dalla circolazione. Le indiscrezioni raccolte per tutta la giornata di mercoledì parlano di un imminente incontro tra Di Nunno e Lin – nel primo pomeriggio di giovedì – per cercare di trovare la quadra: la realtà è che i due hanno dialogato quasi quotidianamente durante queste settimane senza mai trovare la quadra, visto che le carte in tavola sono state cambiate come già accaduto a più riprese in questi anni, tanto che il patron ha avuto la possibilità di cedere la società tra settembre e dicembre 2023 scegliendo però di far saltare il banco delle trattative vista una zona salvezza sempre rimasta nel mirino e l’idea di massimizzare il riconoscimento economico nel corso dell’estate ora in arrivo. Del resto Di Nunno e la cessione del Lecco sono due rette che si sono già incrociate spesso per poi dividersi sul più bello. Sul campo, però, le cose sono andate in maniera diametralmente opposta.
Di Nunno: i numeri della cessione
Le cifre, oggi, sono decisamente diverse, da società più vicina al ritorno in Serie C che alla permanenza in Serie B: mesi fa si parlava di un affare da 7-8 milioni, oggi il patron Di Nunno si dice pronto a chiudere per meno della metà. Tra tutte le indiscrezioni e le speculazioni, oggi la parte concreta è legata alla volontà, condivisa da tutta la famiglia, di arrivare al passo della cessione e non solo per ragioni economiche: con la cadetteria è arrivata anche la crisi del settimo anno, chiaramente esplosa definitivamente il giorno di Lecco-Palermo; lì quasi tutti, anche tanti irriducibili, hanno iniziato a contestarne il continuo ricorso a parole forti e dichiarazioni ben oltre il limite, mentre tra Ascoli-Lecco e Lecco-Cittadella si è passati all’aperta contestazione della Curva Nord. Momenti che hanno rappresentato un’assoluta novità per Di Nunno, generalmente abituato a vedersela con sparuti gruppi di ribelli e ora ritrovatosi davanti a un fronte compatto. In più ci sono tutti i discorsi legati alle fatture da onorare fino in fondo dopo l’esecuzione in tempi record dei lavori per adeguare lo stadio “Rigamonti-Ceppi”: il nuovo sistema legato alla concessione delle licenze nazionali, nato anche per evitare nuovi casi Lecco, lascia più spazio tra la scadenza federale anticipata al 16 marzo e quelle successive – il bimestre marzo-aprile va saldato interamente entro il 4 giugno, maggio scadrà a luglio e giugno ad agosto -, ma è cosa nota che Di Nunno voglia qualcuno pronto a mettergli in mano circa un milione per coprire le spese contratte in tema stadio e solo parzialmente sostenute, senza dimenticarsi del contributo “istituzionale” da circa due milioni che verrà riconosciuto al Lecco.
Un pezzo della partita legata alla cessione ruota intorno ai numeri – e ne abbiamo sentite di ogni -, l’altro alla volubilità legata alla capacità decisionale di un patron che sta vivendo mesi particolarmente difficili anche sul fronte della salute, terzo fattore che l’ha portato a prendere in seria considerazione le opportunità arrivate sul suo tavolo in questi lunghi mesi. I tempi? Spendersi in certezze non è un esercizio consigliabile, visto che da queste parti è stata messa in serissima discussione una promozione conquistata sul campo per delle Pec arrivate e lette in ritardo.
