Capitolo uno per mister Gennaro Volpe sulla panchina del Lecco. Assente contro l’Alcione Milano per squalifica, il nuovo tecnico bluceleste – fresco di conseguimento della Licenza Uefa Pro – ha visto la migliore forma dei suoi ragazzi dal terrazzino della sede sociale: test probante quello, ancora di più lo sarà quello di Vicenza contro una compagine che nel 2024 ha perso solo tre partite e in casa non cade della fine del 2023. Fuoriserie, quella di Vecchi, che ha sette punti di distanza dal battistrada Padova che sta tenendo un ritmo irreale: l’obbligo dei padroni di casa, quindi, è sempre quello di vincere per provare a mettere pressione.
Verso LR Vicenza-Lecco, la presentazione di mister Gennaro Volpe
Mister, una trasferta quasi proibitiva:
«Il calendario non lo scegliamo noi, il coefficiente di difficoltà è altissimo così come lo era con l’Alcione. Incontriamo un’altra squadra costruita per stravincere il campionato, ma tutte le partite vanno affrontate con il piglio giusto».
Che Lecco vuoi?
«Sono arrivato 48 ore scarse prima della partita con l’Alcione, tatticamente non credo che qualcuno potesse incidere più di tanto. Nelle due sedute ho lavorato per avere su atteggiamento e voglia diverse: è stato fatto e il merito è dei giocatori, che hanno messo in campo qualcosa in più. Ho la mia idea di calcio che non posso trasferire in pochi allenamenti, serve tempo: mi preme dire che cerco di capire dove sono e che giocatori ho, non sono un integralista; il Lecco è stato costruito in un certo modo, può non rispecchiare completamente le mie idee ma non ho alcun tipo di problema. Il gruppo è valido e forte, c’è bisogno di autostima per fare un bel campionato».
Quando hai visto quel primo tempo hai pensato a…
«… Quello che pensavo quando ho visto i componenti della squadra. Dall’esterno ho sempre pensato che fosse una buona squadra, bisogna vivere le situazioni per poterle giudicare ma hanno dimostrato di avere nel Dna quel tipo di partita: la chiave è avere quel tipo di atteggiamento, lo sto chiedendo quotidianamente. Il campionato ha difficoltà in tutti i campi e tutte le partite, l’atteggiamento dev’essere sempre lo stesso».
Mentalmente c’è la necessità di un’inversione di tendenza?
«Vengo da un’esperienza iniziata con una retrocessione che chiaramente qualcosa lascia nei giocatori che hanno affrontato quel campionato: dobbiamo essere bravi e veloci a spazzarle via per incidere in questo campionato per decidere il nostro futuro. C’è margine per fare un campionato da protagonisti, ma bisogna entrare nell’ottica di essere feroci e arrabbiati, con la voglia di migliorarsi: hanno dimostrato di averla e ora io la pretendo».
Sul modulo:
«Nel mio percorso ho giocato sia a 4 che a 3, chiaramente la squadra è costruita per giocare a 4 per via dei pochi difensori. Devo far fronte a quello che ho a disposizione per mettere i giocatori nelle migliori condizioni: oggi non va inventato niente, se la certezza è giocare a 4… Si gioca a 4, anche perché gli allenamenti sono pochi».
Come sta la squadra fisicamente? Obiettivo?
«Non esiste una squadra non allenata, mi stanno dando delle buone risposte: ogni allenatore e staff hanno una metodologia di lavoro, mi baso su quello che vedo e i ragazzi si stanno allenando nel modo giusto. Mi aspetto che la squadra stia bene».
Cosa ci aspettiamo dal Vicenza?
«Squadra fortissima negli undici e nei ricambi, troveremo un gruppo arrabbiato perché il margine si è allungato a sette punti: ci aspettiamo una partita difficile, giocano in casa e lì non hanno mai perso. Sarà difficile, chiaramente, ma se mettiamo in campo l’atteggiamento di mercoledì sarà difficile anche per loro».
Conosci qualche giocatore?
«Non ho allenato nessuno di loro, ma sono un ossessionato di calcio e ho una conoscenza assoluta dei tre gironi: non conoscevo benissimo Kritta, conosco il suo percorso ed è stata una piacevole sorpresa».
Hai una squadra che non si sa difendere:
«Non puoi avere la stessa strategia in tutte le partite, ma preferisco aggredire piuttosto che aspettare: dipende dalle caratteristiche della squadra e dalla partita che vuoi imporre. Terzini? Nel calcio moderno bisogna essere bravi a fare entrambe le fasi, attraverso il lavoro si può migliorare».
Sul rendimento dei subentranti:
«I cinque cambi devono incidere, oggi si possono cambiare le partite. Batto molto su questa cosa, chi entra deve dimostrare che l’allenatore ha fatto la scelta sbagliata altrimenti non entra più: chi non gioca dev’essere arrabbiato, ma nella scelta giusta. Quando si mette piede in campo, bisogna sempre farlo con la scelta giusta e con la voglia del “noi”».
Su Tordini:
«Giocatore forte, parto da questo presupposto, e dev’esserne convinto pure lui. Può incidere in questa categoria, se ha giocato poco la colpa sarà stata anche sua perché l’allenatore fa la migliore formazione possibile: tatticamente ha qualità e può giocare da tutte le parti dal centrocampo in su».
Che tipo di giocatore eri?
«Mi chiamavano il “Gattuso della Serie C”, ho fatto della tenacia la mia forza. Non avevo fisicità e tecnica, ma la fame mi ha portato a ottenere risultati oltre le mie possibilità: vorrei queste caratteristiche dalla mia squadra».
