Torna a parlare Aniello Aliberti, presidente della Calcio Lecco 1912. Il numero uno bluceleste, che dal 7 luglio è a capo della società dopo averla acquistata da Paolo Leonardo Di Nunno, sposta il velo di silenzio fatto calare dopo l’“ondata” di dichiarazioni legata all’insediamento. Lo fa nel momento più duro della stagione, dopo un cambio di guida tecnica e all’interno di un periodo fatto da astinenza da vittorie – e gol – degno di una squadra candidata alla retrocessione. Un’intervista fiume tra le mura della sua Technix di Grassobbio, alla presenza del figlio e vicepresidente Francesco, e che deve passare anche attraverso leprospettive future della società bluceleste – tra mercato e non solo -, chiamata a risalire la china per non lasciarsi trascinare nei bassifondi della classifica come sta accadendo anche ad altre big della terza serie italiana: all’ultimo livello del calcio professionistico il livello tecnico potrà non essere eccelso, ma di sconti non se ne fanno e senza la giusta mentalità di passano dei brutti quarti d’ora. Concetto, questo, che evidentemente non è ancora stato afferrato all’interno dello spogliatoio bluceleste, indubbiamente condizionato dalle 50 partite saltate dai giocatori per infortunio e non risparmiato dal presidente nella sua lunga digressione. Anzi.
L’intervista fiume ad Aniello Aliberti
Il presidente bluceleste parte da lontano: «Il progetto sta andando avanti sulla linea annunciata all’inizio. Parecchi non hanno capito che quando non arrivano i risultati non si fanno i salti di gioia, ma l’indole imprenditoriale mi porta a non perdere la lucidità: è giusto valutare gli ultimi due anni della Calcio Lecco 1912 e ho fatto le mie valutazioni. Di Nunno si è trovato ad avere una promozione all’ultimo momento, di corsa ha dovuto adeguare lo stadio e mettere su una squadra per fare un campionato di Serie B: in questo caso le scelte si fanno con serenità».
Poi, la retrocessione: «Porta un clima di disillusione e ha inciso a 360°, proprietà compresa. Il 7 luglio è subentrata una nuova proprietà che ha dovuto ricostruire tutto, per prima cosa abbiamo scelto Minadeo e poi abbiamo optato per Baldini: tra lui e Volpe, selezionati da un ampio gruppo di lavoro, abbiamo optato per la figura più esperta che avesse una marcia in più. Non ho nulla da dire come tecnico e professionista, li ho visti lavorare 8-9 al giorno ma non hanno mai creato empatia con lo spogliatoio: anche per sua stessa ammissione post esonero ha avuto un’ansia di perdere che ha trasmesso alla squadra; quella scelta sarebbe potuta arrivare prima, ma non è nel mio stile: abbiamo dato più chance prima di capire che quella era l’unica soluzione possibile. I rapporti sono ottimi, ci siamo lasciati senza litigi».

«Con Foschi abbiamo risolto in 10 minuti, poi abbiamo ereditato una rosa di 22 giocatori che erano sotto contratto in Serie B, compresi Lepore e Ionita che sono stati confermati in corso d’opera: chi non vuole andare, resta e ben 15 sono stati tenuti per nostra o loro volontà. Sfido chiunque a dire che questa sia una rosa non valida, anche guardando gli stipendi».
Sull’organizzazione:
«Oggi c’è. Senza fare critiche alla proprietà Di Nunno, c’era molto, ma molto da fare a prescindere dalla professionalità: c’era una mancata divisione dei ruoli che non avrebbe mai potuto dare serenità allo spogliatoio. Sono strafelice di avere Vitali e Minadeo, penso che saranno al mio fianco fino a che sarò il presidente della Calcio Lecco 1912: sono persone valide, oneste e capaci. Su oneste metterei un grassetto, in questo mondo non è un valore diffuso ad ampio spettro soprattutto per quanto riguarda i direttori sportivi».
Sulle incomprensioni con l’ambiente:
«Non comprendo le critiche a Minadeo: qualsiasi critica va in capo al presidente, lui propone delle possibilità, le condivide con mio figlio Francesco e mio fratello Michele prima che si agisca. Non contrasto le critiche, ma francamente non le capisco: abbiamo acquistato 11 calciatori: Di Gesù, Furlan, Mendoza, Kritta che si è già imposto sul mercato… Non sono stati acquisiti sbagliati, anzi! Pensavamo di avere di più da Rocco, ma l’anno scorso ha fatto 15 gol ed è stato premiato: non è stato preso uno dalla strada a 10mila euro. Oggi a Minadeo do 10, ribadisco che eventualmente le critiche vanno fatte alla proprietà. Lepore non era inizialmente nel nostro progetto, ma è stato chiesto con forza dalla città e lo stesso vale per Ionita perché senza di lui sembrava non si potesse vincere. Furlan è stato tra i migliori, quando ha giocato Dalmasso ha fatto il suo: a livello di rosa sono contento, ma se non arrivano i risultati puoi dire tutto quello che vuoi…».

Ci sarà pure una nota dolente, presidente:
«Certo, è nel rendimento dei 15 che abbiamo tenuto con noi. Se qualcosa è venuto a mancare, deriva da questi: sarà per l’età, la testa, la preparazione… Non lo so, ma hanno dato molto meno di quanto ci si aspettasse. Con l’Albinoleffe abbiamo giocato una bruttissima partita, eravamo in campo imbambolati ed è un peccato perché con il Padova abbiamo fatto sessanta bellissimi minuti e lo stesso non si può dire dell’ultima gara. Senza trovare delle scuse, avevamo comunque 10 infortunati su 23 giocatori in lista e questo porta qualcuno a dover giocare fuori ruolo: abbiamo avuto 17 infortuni in 4 mesi, non tutti legati al lavoro sul campo; abbiamo valutato anche la tenuta del campo: non veniva rimesso l’intaso da anni e le due gettate ci sono costate 30mila euro, cui va sommato l’acquisto di un trattore per la manutenzione. Oggi il campo è più praticabile di quanto non lo fosse prima».
Gli scogli più grossi «erano quelli iniziali con l’organizzazione e l’allestimento della squadra. Oggi sono convinto di quello che abbiamo, mister Volpe ha dato una spinta in più e allo stesso modo posso parlare del suo staff: gente seria e che lavora bene, rispetto alla gestione precedente è più ottimista e questo spirito aiuta molto».
Sul mercato di gennaio:
«Stiamo già ipotizzando quello che faremo non a gennaio, ma già l’anno prossimo perché la programmazione è notevole in tutti i tipi di attività. Stiamo già predisponendo il da farsi: se i senior riusciranno a venire fuori dalla situazione bene altrimenti a gennaio valuteremo chi vorrà restare al netto dei contratti. Da loro mi aspettavo azioni diverse, che invece ho trovato maggiormente nei nuovi. Dalla Curva mi dicevano di non pagar loro gli stipendi, ma a loro gli emolumenti vengono riconosciuti ogni mese insieme al versamento dei contributi come per ogni dipendente ‘normale’. Abbiamo saldato le spettanze dei fornitori che aspettavano da luglio 2023, debiti con lo Stato compresi».
Ci sono stati acquisti che non hanno reso:
«Su Mendoza sono pronto a scommettere con chiunque. Parliamo per la gran parte di acquisti che avrebbero dovuto fare da contorno, io sono preoccupato dai 15 confermati che non stanno rendendo. Ripeto, a oggi stiamo già lavorando su profili che piacciono: il 7 luglio parecchi di quelli bravi erano già stati presi e non avevamo le stesse possibilità di chi si è messo all’opera ad aprile. Pensavamo anche che anche qualcun altro andasse via ma non è stato così: non voglio giustificare Minadeo, ma in circa un mese ha fatto un lavoro incredibile lavorando su un budget iniziale da 2 milioni per la prima squadra, poi sforato. Ora è diverso: pensiamo a gennaio e alla stagione prossima, con il giocatore che ti piace inizi molto prima ad allacciare i rapporti; lavora tutti i santi giorni su possibilità di mercato». L’elenco comprende Furlan, Kritta, Beghetto, Billong, Di Gesù, Dore, Sipos, Zuberek, Rocco, Mendoza e Gunduz che a gennaio tornerà anche formalmente a Trieste ma si trova già in terra giuliana da circa un mese ed è stato operato con successo.
Si torna su Rocco, svincolato dal Legnago dopo 15 gol, e il reparto offensivo che stenta:
«Non era più in pace con il team di lavoro, così ci è stato detto. Avevamo identificato Vertainen e Russo, ma sono subentrati dalla panchina e hanno fatto immediatamente gol facendo sfumare le trattative. Sipos? L’ha voluto Baldini al 100%. Di Carmine? Non l’abbiamo rifiutato ed è andato a Trento per altri suoi motivi. Per ore siamo stati in trattativa per Davide Diaw, che alle 21 dell’ultimo giorno ha scelto di non scendere in C nonostante un accordo già trovato con il dottor Galliani che ringraziamo: a questo punto siamo andati su Rocco, ripeto reduce da 15 gol. Buso è voluto rimanere in Serie B, non l’abbiamo potuto trattenere con le corde: fino alla partita con il Milan Futuro era contento di restare, poi è cambiata la situazione e ha chiesto con forza di andare via. Il suo ritorno? Ne parlano tutti ma non siamo stati mai contattati, parliamo dello 0,01% di possibilità anche perché ha iniziato a giocare e rendere. In ogni caso saremmo l’unica società che lo potrebbe prendere a livello normativo», dopo il necessario pagamento della prima tranche s’intende.
Il reparto difensivo soffre:
«Il terzino destro arriverà al 100%, stiamo già lavorando anche sulla nuova idea di Volpe che preferisce un reparto a 3. Ci stiamo attrezzando, anche per arrivare a un centrale difensivo. Sugli spazi che si aprono stiamo facendo varie valutazioni, che eventualmente rimarranno sulla scrivania per la stagione prossima».
Mendoza, intanto, ha rinnovato fino al 2027 e «con qualcuno c’è un discorso aperto per il rinnovo. Sono tutti sotto monitoraggio, a luglio abbiamo ragionato sul loro curriculum ma dopo 16-17 partite ci sono dei numeri palesi».
Lo spogliatoio non dà l’idea di essere unito:
«Ci sono dei problemi di gelosia, lo confermo. Ci aspettavamo un aiuto maggiore nello spogliatoio, anche da elementi che pur hanno giocato sempre, Lepore e non solo. Quando iniziano le gelosie sulle scelte degli allenatori non va bene: oggi vogliamo vedere chi si guadagna la pagnotta, non abbiamo sposato nessuno e comunque ci sarebbe una possibile separazione. Ai ragazzi non manca niente, ho visto arrivare squadre partite all’alba e ripartite mangiando una pizza sul pullman: siamo alla finestra a guardare. Il campionato è lungo, per migliorare c’è sempre spazio». Insomma, l’avviso ai naviganti è bello chiaro e guarda dritto verso i protagonisti dell’ultimo biennio.
Nuovi soci? «Interesse e richieste, ma… Rimarremo due anni»
Il Lecco interessa agli imprenditori? «Arrivano costantemente richieste d’informazioni per subentrare nella compagine azionaria, ma a oggi nessuno è arrivato almeno alla due diligence. Mi chiedo cosa chiamino a fare: qualcuno è arrivato dagli Stati Uniti e ha mandato svariate e-mail, aspetto ancora la chiamata del suo avvocato italiano. Il mio massimo piacere sarebbe nell’avere un imprenditore locale con me: se ci fosse bene, ma in caso contrario non cambierebbe assolutamente nulla perché io ho preso l’impegno con la volontà di mettere soldi. Non ho nessuna intenzione di vendere, parlo di compartecipazioni per i primi due anni: come ho fatto con altre aziende, il primo anno è stato per sanare delle situazioni e assestarsi; sono ben felice di avere una struttura che funzioni, qualcuno che non si è attenuto alle norme di buona educazione è stato mandato via. Solo da una base di governance seria può nascere qualcosa, dal caos no».
Con la Lega c’è un dialogo costante: «Mi sto impegnando per dare il mio contributo alla Riforma Zola e al salary cap, giovedì sarò a Firenze. Matteo Marani lo trovo molto valido: io consigliere? Non amo sgomitare, in Confindustria la gente mi ha voluto. Dopo un intervento in plenaria, che ritenevo tanto giusto quanto normale in difesa della Serie C, mi hanno chiamato 6-7 presidenti – Matteo compreso – per farmi i complimenti. Dopo Lecco-Padova? Non abbiamo fatto finta di niente, ma non abbiamo pestato i piedi perché nel mondo del calcio va così: tutto è stato evidenziato sin da subito dal club manager Vitali, penso ci sia stato un referto abbastanza puntuale dell’osservatore sulla direzione di arbitro e guardalinee».
Il concreto rischio è quello di disperdere la passione dei tifosi: «Abbiamo adottato una politica per portare i tifosi allo stadio e non per avere una voce d’entrata più grossa. Sono d’accordo sul fatto che potrebbe venire a mancare l’entusiasmo, lo mettiamo in conto: questo non toglie che nel girone di ritorno si dovrà fare molto meglio. La passione della tifoseria è uno dei motivi che mi ha convinto a prendere il Lecco e restare, i ragazzi hanno una forza incredibile: il calcio deve vivere con la città».
Sul rapporto con le istituzioni:
«Sono andato a far visita al questore Marrazzo, arrivata allo stadio due giorni dopo l’insediamento. Ieri sera è passato il sindaco all’inaugurazione dello store e la mia disponibilità è totale: mi sento male io quando vedo la zona attuale dei disabili, avevamo un progetto da attuare in soli 14 giorni nel settore 6 dei Distinti, ma l’allora segretario De Martino ha optato per la gara d’appalto e non per l’affidamento diretto che è possibile sotto i 150mila euro. Convenzione? Verrà allungata sulla base degli impegni presi con Di Nunno, se ne sta occupando l’avvocato Bonaiti: personalmente sto valutando anche cose ulteriori, il progetto avveniristico presentato a maggio chi lo farebbe? Servirebbero tanti soldi. Oggiono? Ci è stata data massima disponibilità per la sistemazione del campo… Implementando l’impianto d’illuminazione da 600mila euro. Capite che a questo punto mi faccio da zero un campo da gioco».



















