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Furlan è il miglior bluceleste dell’anno: «Una delle mie migliori stagioni in carriera»

Il portiere di scuola Empoli è stato scelto dai tifosi come MVP della stagione 2024/2025 attraverso il sondaggio lanciato da LCN Sport, cui ha concesso una lunga intervista esclusiva

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Tempo di lettura 7 minuti

Un premio meritato, senza dubbio. Nel pomeriggio di martedì 13 maggio è stato consegnato il riconoscimento quale miglior giocatore della stagione 2024/2025 a Jacopo Furlan. La targa, assegnata dai tifosi attraverso un sondaggio lanciato da LCN Sport, ha visto il portiere 32enne prevalere con il 30% delle preferenze, seguito dall’attaccante Leon Sipos (26%) e da Marwane Kritta (14%). Durante un’intervista nei nostri studi, Furlan ha ripercorso la difficile stagione bluceleste, conclusa con una salvezza che ha garantito la permanenza nella categoria, seppur lontana dall’obiettivo playoff dichiarato dalla proprietà Aliberti in estate. Il guardiano, arrivato in estate dal Catania, ha disputato 33 partite in campionato, subendo 43 reti. Nonostante il numero di gol incassati, le sue prestazioni sono state spesso determinanti per la conquista di punti importanti, con parate decisive che gli hanno garantito frequentemente la palma di migliore in campo. Il portiere si è distinto per continuità e affidabilità in una stagione caratterizzata da tre cambi di allenatore e da un profondo rinnovamento della rosa durante il mercato di gennaio.

L’intervista a Jacopo Furlan, MVP bluceleste 2024/2025

Sicuramente un’annata strana e forse questo premio lo testimonia:
«Sì, esatto. Strana è stata strana, effettivamente, perché siamo partiti sicuramente con altre ambizioni, ma la squadra stessa, secondo me, a livello di nomi era all’altezza. Poi, certo, siamo incappati in quelle dinamiche che capitano ogni tanto in qualche annata e non solo a noi, purtroppo ci siamo portati dietro degli strascichi importanti che a un certo punto hanno veramente compromesso la situazione. Il caso emblematico è stato proprio che quello con più continuità sia essere stato il portiere nell’arco di tutta la stagione. Al netto di tutti i problemi che abbiamo avuto, mi dispiace perché mi sarebbe piaciuto vincerlo più avanti: ormai è andata così e ci prendiamo quello che è arrivato. Adesso c’è tempo per costruire e migliorare».

Partiamo dal tuo esordio-lampo con 14 ore di auto sulle spalle:
«Sì, onestamente mi è sembrato un po’ surreale. Ero in campo e non sapevo bene dove fossi, cosa fosse successo nell’arco di quelle 24 ore. Infatti è stata la mia peggior partita di quest’anno. Insomma, on è stato il massimo partire così… Mi ricordo che ero molto, molto stanco, sono sincero, ero stanchissimo quel giorno: non avevo casa, non avevo albergo e non ero riuscito a riposare, insomma era successo un po’ di un po’ di…».

Parliamo di spogliatoio: il vostro è stato chiacchierato.
«Non è una scienza esatta neanche quella, però vivere con gioia e serenità quando vai al campo, e anche fuori, una buona percentuale di mano te la dà. Ripeto, non è una scienza esatta, però comunque sì, io ho vissuto questo nella mia carriera finora: tendenzialmente, quando lo spogliatoio è stato sano, unito e bello, il risultato l’abbiamo sempre portato a casa».

Ha inciso Baldini sul tuo trasferimento?
«Parecchio. Io avevo parlato direttamente con lui e col mister del portieri che avevo già avuto, poi il direttore mi stimava e la cosa è andata in porto alla svelta. Infatti abbiamo chiuso nell’arco una giornata».

Tre allenatori e due spogliatoi ribaltati anche gerarchie:
«Certo, [a gennaio] è andata via gente comunque importante, a livello di campo anche poi di nome anche per la piazza stessa, quindi abbiamo dovuto compattarci. Quello che fa la differenza è l’avere lo zoccolo duro dei vecchi che fondamentalmente sono amici e vanno d’accordo, seguendo tutti la stessa linea guida. Così facendo, alla fine è difficile che lo spogliatoio vada in giro».

La vittoria contro la Pro Patria, svolta della stagione

Le sliding doors:
«Quella con la Pro Patria è stata la partita decisiva, che ha dato un impulso fondamentale dopo la vittoria fondamentale con la Pro Vercelli è arrivata la sconfitta con il Renate. È sembrato di essere tornati a prima, poi ce lo siamo portati un po’ dietro anche nella partita successiva. Siamo stati bravi a crederci, ad attaccare fino alla fine e abbiamo portato a casa una partita che sembrava impensabile vincere. Dico la verità: perdendo con la Pro Patria, lì per lì… Ero in porta da solo lì e pensavo che ci sarebbe stato da sistemarsi per prepararsi anche a fare i play out. In 5 minuti sono passato a dire invece ‘no, vabbè, allora ci salviamo e basta’».

L’episodio del petardo

Chiaramente la tua stagione è stata scandita da momenti importanti. Non credo tu abbia mai parlato dell’episodio del petardo con la Virtus Verona.
«Pubblicamente no. Lì per lì, preso dalla partita e tutto, ho visto arrivare un oggetto dalla mia Curva: tutto avrei pensato tranne che fosse un petardo e l’ho scambiato per un fumogeno o un bengala, come mi era già capitato in passato. Istintivamente sono andato, ma quando ho visto che non usciva il fumo rosso, mi sono un po’ ritirato e in quel momento è esploso. Un po’ sono stato frastornato e l’orecchio ha fischiato per un po’, era bello forte. Ho capito subito dalle reazioni di tutti che fosse un gesto così, estemporaneo, di un singolo che magari ha voluto fare una bravata per quanto non fosse nei miei confronti. Per me, com’è nata è anche finita anche perché la Curva per me è stata molto bella quest’anno».

È una delle tue migliori stagioni?
«Sì, sicuramente sì. Nelle migliori tre».

Parlate del rinnovo?
«Direttore e presidente sono contenti di me, io sono contento di dove sono. Penso che ci sia tutto il tempo e il modo ora per programmare, per fare sicuramente meglio di quest’anno e non vedo problemi in questo momento. Poi, vero, siamo ancora a maggio, ma per loro è importante adesso poter programmare rispetto alla stagione scorsa. Arriveremo sicuramente con le idee chiare».

Il campo e il fattore casa

In trasferta raramente siete andati vicino alla vittoria:
«Faccio fatica a commentare, perché effettivamente, a parte qualche episodio girato male, per il resto non abbiamo mai meritato di vincere. È strano, però ovviamente il nostro campo ci aiuta quando giochiamo in casa. Non c’è niente da fare e mi è già successo a Trapani: è un campo difficile il nostro, molto difficile».

È così importante, allora, che mister Valente per l’anno prossimo abbia chiesto di avere un campo in erba naturale per allenarsi due giorni?
«Tutto fa e lui è maniacale, molto attento ai particolari e questa può essere una cosa che può aiutare».

Le differenze tra i gironi di Serie C

Siamo in periodo di play off: ma il girone A è così scarso?
«Sicuramente incide il fatto delle piazze nell’immaginario collettivo. Prendi una squadra di media classifica del girone B: trovi Ascoli, Perugia e Carpi, squadre che hanno fatto Serie A e Serie B per anni, anni e anni. Nel nostro girone a metà classifica trovi Arzignano, Giana e altre, piazze piccole e questo sposta il focus dal campo, perché i gironi più o meno sono tutti livellati. Ora non so chi faccia più minutaggio dei tre gironi, quello pure può incidere; certamente nel girone C trovi situazioni ambientali difficili, anche emotivamente. Quella è la differenza che posso sottolineare, poi a livello tecnico si fa fatica a dire quale sia più difficile. Può succedere di tutto, anche i chilometri messi sulle spalle per le trasferte nel corso dell’anno hanno il loro peso».

Il messaggio di ringraziamento ai tifosi:
«Ringrazio, approfitto per ringraziare tutti quelli che mi hanno votato e anche tutti i tifosi che mi hanno fatto avere il loro affetto, la loro stima durante tutto l’anno che è stato percepito ed è veramente ben accetto». Messaggio, questo, esteso anche ai compagni di squadra.

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