
Il sogno potrebbe per diventare realtà. Stefano Bonaiti si prepara a vivere il momento più atteso della sua carriera: indossare la maglia del Lecco davanti al pubblico di casa. Il centrocampista lecchese, cresciuto nelle giovanili blucelesti fino al 2012 e tornato dopo un lungo peregrinare tra Serie D e Serie C, potrebbe esordire domenica 17 agosto alle 18 contro l’Ospitaletto nel primo turno della Coppa Italia di categoria. Il primo avversario stagionale è una neopromossa bresciana che ha compiuto un’autentica scalata dalle serie dilettantistiche, conquistando il professionismo dopo 25 anni di assenza grazie a una doppia promozione consecutiva. Per il Lecco sarà l’occasione di spezzare un digiuno che dura dal 2019: i blucelesti, infatti, non superano un turno di coppa in casa da sei anni e ne abbiamo parlato con il 27enne mediano di casa.
Verso Lecco-Ospitaletto, parla Stefano Bonaiti
Stefano, il Lecco non passa un turno di Coppa dal 2019. Vi aspetta una partita che pesa:
«Finalmente iniziamo. Oramai è un mese che ci siamo trovati, quindi abbiamo lavorato tanto e cercato di fare nostri i concetti che ci trasmette il mister. Facciamo i conti con una partita che inizia a valere non tre punti, ma un passaggio del turno che sicuramente è importante e a cui teniamo molto. Siamo carichi e non vediamo l’ora di scendere in campo».
Il campo del “Rigamonti-Ceppi” è stato oggetto di lavori durante l’estate, con un nuovo intaso che ha modificato le caratteristiche del terreno di gioco:
«Si sente che sono stati fatti dei lavori, risulta più morbido e si sente che è stato rifatto l’intaso. Capisci che comunque è un campo che da qui a poco dovrà essere cambiato, però sicuramente credo che i lavori fatti ci daranno una mano in questi mesi di allenamento e partite».
Affronterete l’Ospitaletto due volte in otto giorni:
«Mi aspetto di trovare una squadra con grandissima motivazione, perché è una neopromossa composta da giocatori che arrivano dalla Serie D o giovani, quindi sicuramente avranno voglia di misurarsi con la Serie C. Partono fuori casa contro una squadra prestigiosa come il Lecco, quindi avranno spirito. Mi aspetto di trovare una squadra che correrà dal primo all’ultimo minuto e che farà una fase difensiva compatta».
Gli attaccanti dell’Ospitaletto rappresentano un’insidia particolare, con Bertoli reduce da 28 gol in Serie D:
«Bertoli e anche Gobbi, che mi sento di citare anche perché è un ragazzo che personalmente conosco. Hanno fatto tanti anni di Serie D e hanno segnato tanto, quindi arrivano ad avere questa occasione al pieno della maturità, dell’esperienza. Ci dovrà essere massima attenzione su di loro. Lavoriamo bene tra reparto di centrocampo e difesa in fase di non possesso, c’è una bella comunicazione in campo sia negli allenamenti che nelle partite, quindi siamo convinti di poterli fermare bene».
Mister Valente ha sperimentato diverse coppie di centrocampo durante la preparazione:
«Siamo tutti giocatori complementari con un bell’affiatamento dentro e fuori dal campo, questo è un aspetto fondamentale per poter giocare con un compagno di reparto con cui ti trovi bene. Credo che ognuno possa attingere dall’altro, possa trarre forza ed essere forza a sua volta per il compagno, e secondo me questo è un punto importante per noi, per la squadra».
La preparazione ha mostrato una crescita costante della squadra, con miglioramenti evidenti dall’esordio fino all’ultima uscita contro il Sondrio:
«Nelle amichevoli cerchiamo di assimilare i principi di gioco, di metterli in pratica, di consolidare la fase difensiva, trovare le distanze, provare le uscite contro moduli diversi. Affrontare il Padova non è la stessa cosa che affrontare il Sankt Georgen, chiaramente. Siamo contenti, abbiamo lavorato molto bene anche negli allenamenti, cercando sempre di aggiungere qualcosina dal punto di vista fisico, tattico, morale, quindi siamo pronti e carichi».
L’integrazione nel gruppo, composto da elementi di diverse nazionalità, procede secondo le aspettative?
«Procede bene. Si sta formando un bel gruppo e vedo tutti i ragazzi molto partecipi. Ogni tanto facciamo cena insieme, usciamo, ci troviamo anche fuori dal campo e questo è un segnale. Non ho visto un atteggiamento fuori luogo e questo è un aspetto fondamentale di un gruppo omogeneo come il nostro, anche in termini di età. Quando i ragazzi sono allineati come valori, anche le barriere linguistiche o altri tipi di difficoltà riescono a essere superati e ho la percezione che questo stia accadendo giorno dopo giorno».
Per te, che hai l’aquila tatuata sulla spalla destra, questo momento è…
«… Un momento che aspetto da tanto, che ho immaginato tante volte. Non vedo l’ora che arrivi. Sto cercando sia di immaginarmelo, ma anche no per non lasciarmi trasportare da quelle che saranno le emozioni, gestendole nella migliore maniera possibile, senza farmi portare su frequenze emotive negative. Sicuramente sarà una giornata molto intensa per me, per tutta la mia famiglia, quindi mi auguro che sia una giornata positiva e che ricorderò con piacere».
L’esperienza acquisita negli anni dovrebbe aiutarti nella gestione della pressione emotiva:
«Sicuramente per me la gestione emotiva sarà fondamentale nel corso della stagione, perché giocando a casa è diverso il carico interno ed esterno. Mi sono detto di affrontare questa esperienza al massimo, cercando sempre gli aspetti positivi, portando dietro tutto quello che può essere la mia esperienza, quello che mi ha permesso di arrivare nei professionisti partendo dalla Serie D. Tanto lavoro, un profilo umile, basso, ma senza porsi limiti. Quello che mi sono detto è semplicemente di vivere questa esperienza con felicità, con grande rispetto, cercando di essere all’altezza di quello che mi è richiesto».
La campagna abbonamenti si è chiusa con 1636 tessere, un numero importante che testimonia l’attaccamento della piazza e vi responsabilizza ulteriormente:
«Il supporto dei tifosi è fondamentale, ci fa estremamente piacere perché il rapporto tra popolazione e numero di abbonati è veramente alto per la categoria. Noi all’interno dello spogliatoio sentiamo questo attaccamento, si percepisce e ci dà grande responsabilità. Nello sport si vince, si perde, ma l’importante credo sia non avere i rimpianti, dare il massimo per la maglia, la città, la gente che segue in maniera appassionata, che fa di una passione, di due colori, una ragione di vita. Siamo consapevoli della maglia che indossiamo, di quello che ci è richiesto e daremo il massimo per questi colori».
