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Aliberti, furia contro il Comune: «Discorso chiuso con loro». Affondo shock: «Mi costringono a lasciare Lecco»

Dichiarazioni esplosive del presidente bluceleste: «Ero convinto di aver trovato una soluzione, poi è ricominciato tutto. Non voglio essere preso in giro»

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Tempo di lettura 10 minuti

Poco meno di un’ora per parlare di tutto ciò che riguarda la Calcio Lecco 1912. 53′ circa che il presidente Aniello Aliberti spende anche per rivolgere una minaccia per nulla velata nei confronti dell’amministrazione comunale capeggiata dal sindaco Mauro Gattinoni: senza la riapertura di un dialogo in tempi stretti valuta seriamente la possibilità di lasciare il “Rigamonti-Ceppi” per il trasferimento in un altro stadio. Un concetto ribadito più di una volta, che evidentemente si “mangia” l’analisi sull’ottimo momento vissuto sul campo grazie ai risultati della prima squadra e delle giovanili. Tanta carne al fuoco per l’appuntamento trimestrale di fronte a telecamere e microfoni del patron bluceleste.

Calcio Lecco, parla il presidente Aniello Aliberti

Presidente, avrebbe scommesso su questa posizione?
«Sono onesto, abbiamo condiviso la scelta dei calciatori puntando principalmente sui giovani. Per quanto non sia un espertissimo, mi è bastato un anno per capire che in Serie C si vince correndo e l’anno scorso tante persone non reggevano quei ritmi. Non abbiamo dovuto fare le corse dell’anno prima per allestire la rosa, siamo partiti a tre giornate della fine del campionato: abbiamo puntato su giovani di qualità, non devo raccontarvi cose strane e il nostro obiettivo era quello di puntare ai play off, ma come dice mio figlio ogni vittoria ci avvicina alla salvezza (ride, ndr). Sappiamo di dover combattere con dei mostri sacri del girone come Vicenza, Union Brescia e Cittadella: dopo 12 giornate l’ultima non ha dato le risposte previste sulla carta; noi giochiamo bene e io sono contento».

Se a gennaio foste in scia…
«Prima della partita sono andato in Curva e questa domanda mi è stata fatta dai tifosi, mi hanno chiesto di prendere “qualcuno che segni” e poi ne abbiamo fatti cinque con cinque marcatori diversi. Dipendiamo anche dalle scelte che faranno i calciatori a gennaio: non vorrei perdere nessuno, poi siamo già usciti dal budget per Zanellato – che ha dimostrato attaccamento a proprietà e società rifiutando un grande ingaggio, cosa che mi riempie il cuore – e Voltan, giocatore di qualità che ha avuto degli infortuni. Laddove ce ne fosse l’esigenza, che partirebbe da Minadeo e Valente, non ci perderemmo e la soddisferemmo. Al momento vedo una squadra valida, quando entra qualcuno dalla panchina tiene il livello di un titolare. Kritta e Zanellato? Ci sono state richieste anche per Sipos, chi domanda non fa errori ma a oggi nessuno ha risposto alle sirene che sono suonate; vogliamo tenerli a gennaio come nel futuro, poi avete visto com’è stato con Buso: conta lo spogliatoio che c’è oggi, tutti giocano con lo stesso entusiasmo ed è il calcio che mi piace vedere. L’anno scorso ho sofferto per le diatribe che si erano venute a creare ed ero rimasto molto amareggiato per il comportamento degli elementi più esperti, da loro mi aspettavo un aiuto e non delle prese di posizione che francamente non ho capito».

Ha cambiato idea rispetto all’estate?
«Non è cambiato granché, subentra la tigna. A inizio anno il mio sconforto era dettato dall’atteggiamento dell’amministrazione comunale: spendere soldi per una cosa – che mi piace e mi appassiona enormemente – da lasciare poi al Comune… Allora non ci sto. Oggi non ho questo sconforto, sicuramente troverò delle cose diverse perché dialogo da un anno e mezzo tra promesse e mezze promesse: ho avuto un incontro due settimane fa e siamo tornati al punto di partenza, non faccio politica ma non voglio essere preso in giro. Per me il discorso con loro è chiuso».

Ci sono novità sulla convenzione e sulla famigerata cabina elettrica?
«Non punto il dito, ma bisogna parlare dei fatti per come stanno: per un anno e mezzo ho cercato aiuto per una struttura che è del Comune. Mi vergogno di dover dire a una donna, a una nostra tifosa, che deve andare nel bagno degli uomini: questa convenzione, che prevede manutenzione ordinaria e straordinaria a carico della società, lascia tutto ciò che viene fatto nelle disponibilità del Comune; cade una tribuna? La sistemiamo noi e rimane a loro. Prima di tutto ringrazio gli sponsor, abbiamo incassato più dello scorso anno su questo fronte: grazie a Edilsider e all’Impresa Rigamonti – a loro spese – ora abbiamo una sala per far lavorare 7-8 ore al giorno lo staff tecnico e mister Valente è molto contento. Finalmente avremo delle paratie in vetro in tribuna e anche lì lo faremo grazie a uno sponsor. Mi sono venuti i brividi per quello che è successo contro il Renate: qui andiamo avanti con un generatore a gasolio e la UEFA ha segnalato la necessità di avviare dei procedimenti per la sostenibilità, ci siamo attivati – siamo tra le poche società ad averlo fatto – con la dottoressa Bonfanti e abbiamo trovato un accordo con Autocogliati per usare dei pullmini elettrici; abbiamo, poi, in mente un progetto per raccogliere le acque piovane da usare per innaffiare il prato, voce di costo da 9-10 mila euro annui. Poi giochiamo una partita e andiamo per tre ore con un generatore a gasolio di trent’anni fa: la cabina è stato un altro elemento di richiesta al Comune, ci dicono che servono due anni ma io so perfettamente che il progetto c’è da quattro anni; a oggi non è stato messo un euro a disposizione per questa cosa in uno stadio-bomboniera che ha 103 anni: quale altro bene comunale con questa età non ha subito della manutenzione? Noi ci stiamo orientando anche per giocare a Monza e Bergamo visto il mancato supporto del Comune: l’errore l’ha fatto Di Nunno a fare i lavori – 1,3 milioni di euro – e giocare qui senza un documento scritto prima. Abbiamo parlato con l’ufficio tecnico: tornelli e struttura metallica della Curva Sud non sono ritenuti interessanti perché fatti solo per giocare in Serie B, è come dire “cara Calcio Lecco, devi morire in Serie C”; per la parte dei fari il rientro avverrebbe in 14 anni, decisamente troppo tempo. A oggi è l’unica offerta, della cabina non se ne parla nemmeno: stiamo valutando di procedere con un’azione legale, mi dispiace ma non resto con questa struttura, i tifosi devono essere accolti in uno stadio agibile. Già oggi facciamo gli allenamenti a Rovagnate perché il campo è bello, al Bione paghiamo 70 mila euro per usare un campo solo perché gli altri tre sono in uno stato disarmante: non ci sono aperture né soluzioni da parte del Comune, invece altrove – e non serve andare chissà dove – queste cose avvengono mentre noi stiamo trovando un piccolo sponsor per riverniciare i parapetti. Per me è uno stadio che dovrebbe essere vincolato dalle Belle Arti, però basta guardare anche gli spogliatoi… Penso non ci siano i margini per riprendere una trattativa: ho fatto delle proposte, ma a oggi non vedo altra alternativa che lasciare Lecco per andare a giocare altrove le partite della prima squadra».

Il campo sta tenendo, ma quello in erba?
«Abbiamo pagato noi (ride amaramente, ndr). Per ora andiamo a Rovagnate, qui il campo è del Comune, ho speso 42 mila euro per l’intervento in estate e abbiamo già rischiato di perdere punti con la Pro Vercelli a febbraio: il campo andava rifatto, la manutenzione dell’intaso è a carico nostro ma l’intervento sul drenaggio avrebbe dovuto farlo il Comune».

Con che modalità ci si sposterebbe altrove?
«Non dico cose campate per aria, se avessi un accordo pronto dalla prossima settimana andremmo a giocare altrove. Fino a due settimane fa ero convinto di aver trovato una soluzione, un buon compromesso per avere le risorse necessarie per fare la cabina elettrica: ho chiesto a un fornitore di averne una montata in un container perché non voglio lasciare un bene da 250 mila euro al Comune; ho chiesto un preventivo a una società che conosco bene per trovare una soluzione che ci permetta di arrivare alla fine dell’anno: per quest’anno reggiamo, ma già domenica ho avuto l’ansia quando pioveva così tanto. Giocare qui vale come avere il 12°, 13°, 14° uomo in campo: nessuno ha questa tifoseria, né in casa né in trasferta. Come lo direi ai tifosi? Non ho altre possibilità, per un anno e mezzo ho evitato lo scontro ma non possiamo andare avanti così; le spese vanno ben oltre gli incassi per la partita».

Ci sono le elezioni nel 2026:
«Non mi interessa il colore politico dell’amministrazione, io voglio risposte e va bene chiunque me le possa dare. Calcio Lecco 1912 deve fare calcio e lo deve fare principalmente con i giovani, vedere 160 persone in coda per entrare per gli autografi è stata una delle più grandi soddisfazioni: città e società devono essere tutt’uno, gli sponsor devono essere la terza componente perché dev’esserci una commistione tra tutti e noi partecipiamo alle iniziative dei nostri sostenitori; lo sport non è una cosa a sé stante».

Il progetto triennale entra nella fase calda: quali prospettive?
«Siamo a metà del secondo e faremo anche il terzo, vedo i ragazzi contenti e c’è un’organizzazione aziendale che mi rende molto contento: avevo molti dubbi, gestisco aziende da quando avevo 19 anni ma avevo dei dubbi prima di entrare nel calcio. A oggi mi sto divertendo, mi piace la prima squadra e l’attaccamento dei giovani: ho un progetto triennale anche per darmi delle scadenze e degli obiettivi; ovvio, se mi piace vado avanti: i tre anni sono il minimo per completare un progetto, lo faccio anche con le aziende che compro perché devi avere la capacità di capire quando smettere come da insegnamento appreso da mio padre. Nelle grandi multinazionali ci sono i killer dei progetti: è importantissimo, un esterno deve capire quando vanno chiusi per non impuntarsi inutilmente. Lo devo anche a chi ho coinvolto nella struttura, qualcuno ha firmato per il mio modo di gestire la società: non guardo ai tre anni, il progetto Calcio Lecco prosegue oltre proprietari e presidenti».

Contatti con interessati alla società?
«Sin da subito ho detto di essere aperto ad altri soci, in passato si sono presentati soggetti che forse sarebbe stato meglio non si presentassero. Da luglio-agosto abbiamo delle richieste, certo, ma il progetto va portato avanti con la mia presidente. Nel 2023 ero pronto ad aiutare per il 20-30% su sollecitazione di alcuni dipendenti e di Corrado Valsecchi, poi mi sono trovato con il cerino in mano ma perché ci credevo e non solo perché mi abbiano spinto qualcuno a farlo. Mio figlio Francesco? Soffre a vedere la partita e soffre pure per quello che accade nelle altre proprietà: ha un rispetto delle regole inculcato in modo ben preciso, deve aver preso dalla mamma… Fa delle gran litigate con sé stesso, ma appena lo chiami risponde in modo preciso e quando fa delle previsioni poi si avverano: a Valente stesso ha detto di dover venire da noi, al mister stranamente è piaciuta questa richiesta molto convinta da parte sua – e per conto mio – nonostante le altre richieste che poteva avere; lo conoscete, no? Ci tiene e fa lavorare tanto, i risultati si vedono».

Il futuro di Francesco è nella Calcio Lecco?
«Non lo so (ride, ndr). A lui piace lo sport in generale, il suo mondo è quello della cultura e sta scrivendo un libro. Per lui è meglio essere spettatore che direttamente coinvolto».

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