Aniello Aliberti valuta seriamente di lasciare il “Rigamonti-Ceppi” per portare la squadra altrove. Con tutti i riflessi del caso. Come raccolto da lcnsport.it, la Calcio Lecco 1912 ha avviato da diverse settimane verifiche concrete con i possibili stadi della zona che potrebbero ospitare le gare interne a partire dal girone di ritorno della stagione 2025-2026. E tra tutte le opzioni valutate, quella che sta prendendo maggiore consistenza è proprio Zanica, casa dell’AlbinoLeffe. I dialoghi sono stati costanti negli ultimi giorni e hanno riguardato diverse soluzioni, compresa l’opzione Monza citata più volte dal presidente durante le varie uscite di queste ultime settimane. Ma è con il club bergamasco che si è registrata l’apertura più concreta: la società seriana si è detta disponibile a sedersi a un tavolo, previo accordo con le autorità di pubblica sicurezza competenti, per ragionare su una collaborazione reciproca, rendendo Zanica l’opzione principale per il trasferimento della prima squadra bluceleste.
Il rapporto tra i due presidenti
A facilitare i contatti c’è la storica conoscenza reciproca tra i due presidenti. Aniello Aliberti e Gianfranco Andreoletti sono entrambi della zona e si conoscono da tempo, un elemento che ha favorito l’avvio di un dialogo costruttivo sulla possibilità di ospitare il Lecco al comunale di Zanica, impianto di proprietà da 1.791 posti che l’AlbinoLeffe utilizza per le proprie gare casalinghe. La disponibilità mostrata dalla società bergamasca rappresenta un passaggio fondamentale per eventualmente concretizzare quello che fino a un paio di settimane fa sembrava solo una provocazione del presidente bluceleste. Ora, se il dialogo con il Comune di Lecco, non riprendesse con concretezza, il trasferimento potrebbe materializzarsi già dall’inizio del girone di ritorno. Situazione che, come ha spiegato lo stesso Aliberti, è stata sottoposta anche ai soggetti che stanno trattando l’acquisizione di un pacchetto di quote della società.
I problemi: abbonamenti, ordine pubblico e logistica
Un cambio di impianto di questa portata comporterebbe evidenti implicazioni sia sportive che organizzative, con ricadute significative anche in termini di ordine pubblico. Per questo motivo, un’eventuale scelta definitiva richiederebbe necessariamente il coinvolgimento delle autorità competenti e degli enti sportivi, dalla Lega Pro alla questura, passando per le prefetture di Lecco e Bergamo.
La società sta attualmente conducendo analisi approfondite proprio su questi aspetti, con particolare attenzione alle ripercussioni sulla tifoseria. I punti più delicati da valutare sono vari: la distanza da Lecco per assistere a tutte le gare del girone di ritorno, la questione degli abbonamenti già sottoscritti per il “Rigamonti-Ceppi”, gli spazi molto ridotti dello stadio di Zanica rispetto alla capienza lecchese, le modalità di accesso e la gestione delle tifoserie ospiti.

I motivi del trasferimento
Come già ampiamente dichiarato dal presidente Aliberti, il tema del cambio stadio per le partite è legato principalmente alle condizioni fatiscenti di alcune parti del “Rigamonti-Ceppi”: il rischio concreto di perdere partite a tavolino per problemi alla cabina elettrica e al generatore a gasolio, unito alle responsabilità in capo al presidente come garante della sicurezza, hanno portato la dirigenza a valutare seriamente alternative concrete. Dopo la recente bocciatura della mozione in consiglio comunale e l’assenza di proposte concrete da parte del Comune di Lecco, la società bluceleste ha quindi deciso di accelerare sui contatti con altri impianti. Zanica, con l’apertura dell’AlbinoLeffe, rappresenta oggi la soluzione più percorribile per garantire continuità sportiva e sicurezza nelle condizioni di gioco. Le prossime settimane saranno decisive per capire se il Lecco continuerà a giocare nella sua casa storica – come tutti vorrebbero – o se, per la prima volta nella sua storia ultracentenaria, si trasferirà in provincia di Bergamo per disputare le partite casalinghe del girone di ritorno.

Gli striscioni e i cori: la tifoseria dice no
Durante la partita contro il Cittadella i tifosi hanno espresso con forza la loro posizione. La Curva Nord ha esposto uno striscione inequivocabile: “Rigamonti-Ceppi orgoglio della città, quando il Comune si sveglierà?”. Un interrogativo che racchiude tutta la frustrazione di una tifoseria che vede messa in dubbio la permanenza nella propria amata casa. Per parte del secondo tempo si sono levati cori molto chiari rivolti direttamente al sindaco Mauro Gattinoni: “Gattinoni devi vendere” è stato il ritornello più frequente, accompagnato da un altro messaggio altrettanto netto (“Noi da Lecco non ce ne andiamo”). Una doppia presa di posizione che esprime da un lato la richiesta di una soluzione definitiva attraverso la vendita dello stadio, dall’altro la ferma volontà di restare legati alla città e al “Rigamonti-Ceppi”.
All’ingresso in campo delle squadre, i Distinti Sostenitori hanno lanciato un messaggio dal tono ironico ma pungente: “Che buio, non potevamo giocare alle 14.30?”. Un riferimento diretto e sarcastico alle dichiarazioni rilasciate dal consigliere comunale Paolo Galli di AmbientalMente durante il dibattito in consiglio comunale, quando aveva suggerito come possibile soluzione di “giocare di pomeriggio” per evitare i problemi di illuminazione, dimostrando ben poca consapevolezza e conoscenza rispetto alla questione trattata in aula.





















