
Sarà ricordata come l’estate dei grandi addii nel basket lecchese. Dopo Meneguzzo e Galli che hanno lasciato rispettivamente Lecco e Olginate, anche Calolzio perde la sua guida
Un rapporto speciale, durato undici anni, tanto da fondersi in un connubio quasi automatico: Marco Redaelli-Carpe Diem. Il coach, dopo una lunga riflessione ha comunicato al presidente Dario Brini la volontà di cambiare. «Non ho dato, a differenza degli altri anni, la mia disponibilità al presidente per restare l’anno prossimo – spiega – È una scelta mia, e non è dovuta ai risultati. Se nell’ultima stagione fossimo andati male non avrei lasciato, piuttosto, magari, non mi avrebbe confermato il presidente. Invece posso dire di avere centrato l’obiettivo stagionale raggiungendo i play-off».
Sei rimasto a Calolzio, senza soluzione di continuità, undici anni.
«È un impegno che mi ha assorbito completamente – spiega – perché oltre alla prima squadra ho gestito anche il settore giovanile. Nei due anni in cui ho allenato la prima squadra a Cernusco, ho continuato comunque a seguire il vivaio a Calolzio, per cui è come se non fossi mai mancato».
Il ciclo è proprio giunto alla sua conclusione naturale?
«Negli ultimi tre anni abbiamo raggiunto ottimi risultati: salvezza in Serie C Gold, play-off in C Gold e poi, quest’anno, in C Silver. C’era bisogno di un cambio sia per me sia per i ragazzi. E non è soltanto una questione di cambiare squadra, cerco proprio un’altra sfida e un nuovo ambiente».
Continuerai a seguire il settore giovanile?
«Non ne abbiamo ancora parlato, dipende se troverò un’altra squadra oppure no. Al momento non ho alcun impegno, sono molto grato a Brini e al Calolzio perché mi hanno “sopportato” per undici anni. Ma è stata una cosa buona per tutti, mi sono sempre trovato bene tanto che mi sono trasferito a vivere a Calolzio».
Quali sono i momenti indimenticabili dell’epoca di Redaelli alla Carpe Diem?
«In tempi recenti, tra i Senior, nonostante i due play-off consecutivi, è la salvezza di due anni fa ai play-out contro Robbio in C Gold, perché la situazione difficile ci aveva compattato in maniera incredibile. Fu una grande emozione. Per le giovanili direi le finali nazionali Élite Under 18 disputate con la Bluceleste. Ricordo anche, con il gruppo 1989/90, le finali nazionali Under 20 nello stesso anno in cui centrammo la salvezza in C2».
