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Calcio Lecco, squadra di cecchini: i blucelesti sempre in gol dalla media e lunga distanza

Segato impatta il pallone che finirà alle spalle di Fontana
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Dieci gol realizzati, cinque prima di entrare in area di rigore, con una percentuale di realizzazione alta rispetto ai tiri effettuati.

E’ su questo aspetto che incentriamo l’analisi tattica del post Casale-Lecco, aperta dalla splendida conclusione di Segato e chiusa, meno di due minuti dopo, dal tocco sottomisura di Lisai, giocate che hanno reso ininfluente il gol su rigore di Cardini a ridosso del triplice fischio. Pensare, però, che questa sia una soluzione estemporanea e affidata alle sole qualità tecniche, sarebbe un regionamento figlio della superficialità. Come detto, il Lecco ha quasi sempre trovato il bersaglio grosso quando è andato al tiro dalla media e lunga distanza (18-25 metri): aldilà delle indubbie qualità tecniche di cui sono dotati gli uomini a disposizione di mister Marco Gaburro, non può essere un dato casuale.

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A fare la differenza è la capacità di portare il tiratore a giocarsi la carta della conclusione da fuori nella migliore situazione possibile, trovando davanti a sè pochi metri da coprire, pochi avversari a fare da muro e una buona visuale della porta da centrare. Così facendo, le ottime qualità balistiche degli interpreti blucelesti vengono assecondate. Avvaloriamo la nostra tesi: se escludiamo la punizione trasformata da Lella a Inveruno, nelle altre quattro occasioni Segato, D’Anna e Silvestro sono arrivati a calciare nelle condizioni che preferiscono; il centrocampista ha abbattuto il muro del Casale con un tiro di collo esterno, il brindisino ha trovato l’angolo basso in diagonale sia contro i milanesi che con il Bra e il napoletano ha messo in mostra una perfetta conclusione a giro nella sfida con i piemontesi.

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Abbiamo già parlato dello strapotere offensivo di cui è dotata la squadra bluceleste: le verticalizzazioni giocate da difesa e centrocampo allungano il Lecco e gli avversari; sin qui, sono stati gli atleti guidati da Gaburro a buttarsi con più rapidità e cattiveria negli spazi creati dall’abbassamento della linea difensiva avversaria, riuscendo a finalizzare quasi sempre quanto prodotto grazie alla propria forza d’urto. La progressiva crescita di Pèrez, un altro con una “castagna” (per giunta con la quasi esclusiva di essere mancino) non indifferente, aggiungerà ulteriore potenziale alle bocche di fuoco che domenica se la vedranno con giovane Borgosesia (età media inferiore ai 21 anni).

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