Si può sognare?
Davvero la Caronnese ormai è nel mirino? A undici punti di distacco è dura rispondere affermativamente.
Ma a noi, almeno per ora, non importa guardare la vetta. Non perché non ci piaccia pensare a un ritorno immediato in Seconda Divisione, ma perché, memori dell’esperienza di tanti campionati, sono poche le squadre che possono dire di aver vinto il torneo dopo il girone d’andata.
Inoltre l’avversario più pericoloso è la Pergolettese, cinica mietitrice di punti che ha interrotto la striscia positiva dell’Olginatese. Senza contare il Pontisola, formazione bergamasca, per cui coriacea per definizione, che naviga a soli cinque punti di distacco dal primato.
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Troppi avversari quasi tutti lontani dai sei agli undici punti. Penseremo alla vetta solamente nel girone di ritorno, l’unico che conti davvero. Ora bisogna solo pensare ad accorciare le distanze, a non aumentare il divario. A limitare i danni, insomma, anche se tutti pensano alla gara Lecco-Caronnese, come a quella della verità. Se la perdi, è vero, potrebbe esserlo, nel senso che andare a meno tredici, pur con tutto il girone di ritorno davanti, sarebbe un macigno da portare sulle spalle. Ma se la vinci o la pareggi, tutto potrebbe ancora succedere. Attenzione, però, di non caricare di troppi significati la gara contro i varesini: la domenica dopo ci sarà lo scontro con il Pontisola a Ponte San Pietro. Come a dire, gli esami non finiscono mai. Legarsi ai momenti, positivi o negativi, del campionato, raramente porta bene. Meglio affidarsi al gioco, alle prestazioni, domenica dopo domenica. Senza calcoli, né voli pindarici. E godersi gli ennesimi tre punti frutto di grande carattere con soddisfazione ma senza spingersi oltre. Di positivo, al di là della vittoria, c’è il fatto di aver superato una squadra ostica senza quattro titolari. Domenica prossima, tra l’altro, dovrebbe essere squalificato Chessa e non si sa se ci sarà Martin. Ma quel che più consola è che questa squadra ha delle riserve di valore. Non sappiamo se il loro valore sia più tecnico o caratteriale. Sappiamo solo che ci credono e si vede. I vari Romeo, Nicola Rota, Maggioni e Bonacina, che si alternano tra campo e panchina, hanno dimostrato di volerci essere. Anche quando la partita non è la loro, come per 90 minuti è parso fosse il caso di Nicola Rota. O quando l’avversario ti sovrasta fisicamente, come accaduto a Romeo a centrocampo. O quando, ancora, la punta dell’altra squadra ti fa ammattire, ma tu randelli come un fabbro e pensi anche a spingere, come fatto da Maggioni ieri e da Bonacina la domenica precedente a Mezzocorona. Insomma, Roncari ha il merito di tenere sotto pressione tutti quanti, nessuno escluso, e di motivare tutti allo stesso modo. Elementi come castagna e Andrea Rota, poi, fanno da tondini di ferro immersi nella malta impastata da Roncari. Il risultato è un cemento armato di qualità bluceleste. Una squadra che si fa sempre più concreta e coriacea, con il passare delle giornate. Peccato per quelle frequenti indecisioni difensive, ma volere un Lecco perfetto sarebbe troppo. Troppo spesso ci si dimentica da dove arriviamo, quest’anno. Invece nonostante il mezzo miracolo della campagna acquisti azzeccata e della preparazione recuperata in fretta e furia, sappiamo bene che la fretta si paga sempre. Prima o poi. Il Lecco ha già pagato dazio nelle prime tre giornate di torneo. E quei punti rischiano di pesare molto, uniti a quelli di penalizzazione. Ma a questo, penseremo dal girone di ritorno in poi…
