E’ stata una serata, quella organizzata da Panathlon Lecco, con Mario Panzeri, tanti convitati e altrettanti simpatici ospiti che, di Panzeri, ne hanno esaltato il valore , la tenacia, l’altissima professionalità alpinistica e la simpatia.
Con l’ospite anche Marco Anghileri, notissimo vincitore di solitarie invernali e concatenamenti da urlo, e Renato Frigerio, lo storico che dell’alpinismo sa tutto e che per la sua tenacia e costanza nel diffondere e propagandare i valori, si è beccato dal Comune di Lecco, la medaglia d’oro per Civica Benemerenza 2012.
Il Presidente Adriano Airoldi, organizzatore della stupenda serata, che è stata preceduta dall’Assemblea annuale del Club i cui punti all’ordine del giorno sono stati approvati all’unanimità (relazioni morali e finanziarie 2012), ha presentato i personaggi. Ecco di seguito le emozioni di quella serata.
Se non eravate mai stati all’interno di una tendina a 7.000 metri di altezza, lo scorso 15 gennaio – nel caso aveste partecipato come tanti alla nostra conviviale – ne avete avuto la possibilità. Una possibilità offertaci da Mario Panzeri, tredicesimo uomo a scalare tutti gli ottomila senza ossigeno, terzo italiano, insomma, una leggenda per tutto l’universo che arrampica, ed una leggenda che ci appartiene, appartiene al Lecchese, a quella tradizione di straordinari interpreti dell’alpinismo che il nostro territorio non si stanca di sfornare.
Siamo stati dentro la tenda ma, soprattutto, abbiamo visto la faccia del Mario, ne abbiamo ascoltato il respiro pesante, le parole che uscivano lente dalla bocca, parole sempre di speranza, aggrappate alle previsioni del tempo, maledicenti quelle nuvole che non lasciavano spazi.
Lo abbiamo visto, lui e i suoi compagni, nell’andirivieni tra il campo base, il campo uno e il campo due, quello che continuavano a ritrovare sotto la neve, quello in cui ha passato una notte rannicchiato perché una piccola slavina gli era finita addosso, l’aveva sentita sulla faccia e aveva sperato fosse solo così.
Il Dhaulagiri – l’ultimo gigante di roccia, neve e ghiaccio ad essere stato violato da Mario – si è rivelato proprio “un bel pasticcio”. La “Montagna Bianca”, settima cima più alta della terra (ma all’inizio dell’800 quando fu scoperto venne ritenuta per anni la più alta, poi si accorsero del Kanchenjonga e via via arrivarono all’Everest) continuava a respingerli.
Mario e gli altri ricevevano i bollettini meteo da un amico portoghese, ed anche questa è una storia che meriterebbe di essere raccontata, fino a quando arrivarono quelli giusti e il 17 maggio del 2012 lui e il suo sherpa raggiunsero il traguardo, sigillando la conquista con un abbraccio che liberava tutti e due dalle sofferenze di quell’esperienza.
“Mario è un fuoriclasse” è stato il commento di Renato Frigerio.”Verso di lui si può provare solo ammirazione” ha detto uno che se ne intende, Marco Anghileri.
Lui, il Mario, invece, con quel suo parlare per titoli faceva sembrare l’impresa una passeggiata sulla ciclabile intervallata dalle paure di seracchi e valanghe e dal ricordo della montagna più difficile, l’Annapurna, la Dea dell’Abbondanza che in quell’occasione evidentemente abbondò solo di difficoltà prima di concedersi.
“Da Mario c’è da imparare che con tenacia, passione e sacrificio si ottiene quello che si vuole”. E se a dire queste parole è uno come Sergio Longoni, ci si può credere. Il Mario adesso vuole tornare in Himalaya, ha visto uno spigolo che gli è piaciuto e vuole andare a prenderselo con la stessa naturalezza che noi avremmo nel voler andare ad acquistare un paio di scarpe. Conoscendo l’alpinista, c’è da scommettere che lo spigolo verrà portato a casa; per le scarpe, con i tempi che corrono, ci vorrà più tempo.
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