Tancredi, Franco, è stato un portiere di ottime qualità: ha giocato lungamente in serie A con la maglia della Roma, vincendo pure uno scudetto e una manciata di coppe (Italia) prima di diventare un ottimo preparatore, il preferito da Fabio Capello. Ma “Tutto cambia, affinchè nulla cambi” è una celebre frase attribuita ad un altro Tancredi che, buon per lui, nulla ha a che spartire col mondo del calcio: il Falconeri del romanzo “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Difficile che lo scrittore pensasse un giorno che il motto della casata siciliana potesse inquadrare alla perfezione la situazione di una povera società dilettantistica (perché tale è oggi, e non solo da oggi, la Calcio Lecco): eppure la fotografa appieno.
Abbiamo pazientato quasi un anno, tra promesse, parole dolci, rassicurazioni, tanti “volemose bene” partoriti con lo spirito della vecchia Balena Bianca: e alla fine cosa ci ritroviamo ? Con due galletti che si beccano, rimbalzandosi l’effettiva proprietà della (una volta gloriosa, oggi tristissima) società bluceleste.
Se le nostre orecchie funzionano ancora bene, ascoltando l’intervista doppia in stile “Le Iene”, da una parte troviamo il signor Perillo che, portavoce della famiglia Invernizzi, sostiene di avere in mano un documento firmato davanti ad un notaio in cui si certifica il passaggio di quote alla Cento Bluceleste. Dall’altra il signor Rusconi che, al contrario, dice che tutto ciò non è vero.
Ora, che la ragione stia da una parte o dall’altra (sta di fatto che uno dei due non dice la verità: e prima o dopo si capirà chi), il fatto che ci nausea è che entrambi danno l’impressione di voler scaricare il Lecco come se si trattasse di un appestato che nessun monatto vuol raccogliere. “Non è più nostro”, “Non è nemmeno nostro”: entrambi sembrano dire “non lo vogliamo” e li capiamo benissimo. Chi gliel’ha fatto fare di imbarcarsi in un’avventura senza lieto fine, piena di ostacoli, trappole, botole nascoste, tagliole messe lì da presunti amici o da conclamati nemici ? Poteva muoverli la passione per i nostri colori e con quella avrebbero affrontato diversamente certi passaggi, sopportato in maniera migliore certe difficoltà, trovato la forza di capire quando e come sarebbe stato il momento di agire per il bene di questa squadra, del suo futuro e della sua ormai decadente storia.
Invece siamo arrivati ad una data in cui solitamente si è già programmata la stagione successiva mentre qua ancora non si sa se quella(e) precedente(i) è(sono) stata(e) sistemata(e). E tanto la vecchia quanto la attuale proprietà (o magari stiamo parlando della stessa entità) vuol tenersi alla larga dal coinvolgimento per evitare chissà che.
Ecco, ci dicessero una volta per tutte da cosa vogliono rimanere fuori.
E se proprio ci tengono tanto, lo facciano. La linea d’ombra di conradiana memoria non può attendere oltre. Su, un po’ di coraggio e via col salto. Male che vada, sarà nel vuoto.
Cioè non ci sposteremmo di una virgola.
