Il Lecco c’è. E ci sono i suoi tifosi. Soprattutto, c’è la volontà dei blucelesti di rispondere sul campo alle critiche, ai primi “sospetti”. Paradossalmente, la vittoria è la cosa per noi meno importante di domenica. I tre punti ottenuti contro la Caronnese sono fondamentali per cullare sogni di gloria, ma verosimilmente, non venissero bissati da una difficilissima vittoria anche a Ponte San Pietro, potrebbero rimanere solo come un bel cameo inserito in una stagione di transizione.
Ma, infatti, non è questo il motivo della nostra soddisfazione. La gioia che abbiamo provato, e con noi ben mille tifosi, al termine di Lecco-Caronnese è vedere che in campo è andata una squadra che sa arrabbiarsi. Non avesse carattere, dopo le critiche piovutele addosso per il match perso contro la Castellana, questa squadra avrebbe potuto andare in campo timorosa di sbagliare, tremebonda, preoccupata più di cosa avrebbero potuto scrivere ancora di cattivo i giornali che della Caronnese. Non è stato così. Il Lecco è sceso in campo per riprendersi dignità e rispetto. E ha combattuto come mai prima.
Clicca per ascoltare la puntata di Bruschi & Villani
È questo che piace ai tifosi fin dalla prima giornata. La capacità di prendere sberle e rialzarsi. Di andare sotto e rimontare, di avere di fronte le prime della classe e vincere. È capitato con la Pro Sesto, domenica è ricapitato contro la Caronnese.
Soprattutto, ma lo abbiamo già sottolineato, ha nello spogliatoio una riserva infinita di valori tecnici e caratteriali. Nicola Rota, ma anche Daniele Mignanelli e Manuel Romeo, hanno dimostrato che il Lecco può contare sui propri giovani. Anche se sfrontati, magari un po’ sciocchi e goliardici con quelle magliette che fanno di sicuro infuriare gli avversari, anche se non lo ammettono, i giovani del Lecco dimostrano di avere voglia di farcela. Di schiaffoni ne prenderanno, metaforicamente parlando. E l’entusiasmo ha sempre, come contraltare, l’abbattimento, quando le cose non vanno bene. Ma questi giovani hanno un valore aggiunto: tengono davvero al loro lavoro. E ascoltano chi è più esperto di loro. Si vede in campo, si nota anche fuori.
La loro affermazione, poi, dà modo a mister Roncari di non avere prime donne in rosa. Nessuno può dirsi tranquillo del posto. Nemmeno gli stessi giovani “obbligati” a essere in campo lo sono. Redaelli è stato sacrificato per Bonacina, più esperto nel gestire squadre e situazioni come quelle proposte dalla Caronnese. E altri saranno sostituiti se non si dimostreranno al meglio della condizioni e della voglia.
Così, mentre tutti ne tessono le giuste lodi, noi oggi non parleremo di Mario Chessa, autore di una splendida partita. Questo Lecco vincente è davvero figlio del lavoro di gruppo e non solo dei singoli che sono la classica ciliegina su una torta già ben confezionata. A Chessa va solamente un grazie che non riguarda la tecnica o la tattica, ma il carattere. Domenica è stato provocato dal primo all’ultimo minuto ma non ha mai reagito. Si è lamentato un po’ con l’arbitro, nulla più. Per uno “fumino” come lui, è un successo persino più grande della sua prestazione e della vittoria. Grazie Mario, continua così.