Se va così anche quando si pareggia, allora vuol dire che il campionato ha preso a girare per il verso giusto.
Dopo l’1 a 1 di Seriate si temevano contraccolpi in classifica, ma questi non sono arrivati.
La Caronnese appare sempre più in difficoltà e la Castellana, prossima ospite dei blucelesti, arranca. Così il Lecco resta ancorato al suo quinto posto. Ma attenzione: per la Castellana quella di giovedì è la gara del “dentro” o “fuori” e questo significa che i mantovani non faranno sconti a nessuno.
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A proposito di Castellana. Il mio sogno, da tifoso, è vedere un Rigamonti-Ceppi comunque traboccante di passione bluceleste, se non di supporters. Personalmente mi ha un po’ infastidito il rifiuto della squadra ospite di giocare se non in notturna, evidente il disagio poi nel tornare, almeno in serale.
Ovvero alle 17, alle 18, insomma, più in là possibile. È vero che poi la Castellana avrebbe dovuto tornare a casa verso le undici, mezzanotte al massimo. Ma se si vuole un palcoscenico d’eccezione, qualche sacrificio lo si deve pur fare. Invece, anche se magari i dirigenti mantovani lo negheranno risolutamente, poco ci cale, la scelta è stata fatta evidentemente per evitare il grande pubblico. Scelta comprensibile, ma poco sportiva. Il calcio è bello, ancora di più, se c’è tanto pubblico. Vederne poco allo stadio e negare al pubblico bluceleste la gioia di poter assistere a uno scontro importante sotto i riflettori, è stata una brutta cosa. Anche perché, per una squadra che vuole entrare nei play-off e, dunque, vuole puntare al professionismo, abituarsi a un pubblico numeroso è quantomeno doveroso.
Insomma, ancora una volta si sacrifica, seppur legittimamente, la voglia di calcio dei tifosi del Lecco sull’altare dei più disparati bisogni e necessità.
A Seriate, poi, e non ci torniamo più, si è sfiorato il ridicolo: tifosi blucelesti dentro e fuori lo stadio, seppur in pochi, visto il divieto di vendita dei biglietti. E, fuori e dentro lo stadio, uno spiegamento di forze degno di un derby. Ma derby non era. Anzi. L’atmosfera era paesana (con tanto di pane e salame negli spogliatoi).
L’accoglienza, poi, è stata dignitosa, seppur il “Terzi” di Seriate non fosse all’altezza di un match del genere (quanta pioggia!). Insomma, non c’era nessun motivo per vietare questa trasferta e nessun pericolo c’è mai stato, per nessuno, in questo torneo. I fumogeni e i botti in campo non si buttano. E non si entra allo stadio senza biglietto. Ma questo non vuol dire che si debba, per questi episodi (sfido chiunque a definirli “pericolosi”), vietare lo stadio a un’intera tifoseria.
Se ci sono delle responsabilità, partita per partita, che le si persegua. Con nomi e cognomi, senza, però, far gravare su tutto il tifo bluceleste decisioni assurde e che danno l’impressione di essere oltremodo vessatorie. Ci hanno spiegato che il divieto è regolare, che è frutto di più diffide, che non recepire le determine dell’osservatorio del Viminale sarebbe pericoloso perché metterebbe le questure sul banco degli imputati, in caso di incidenti. Tutto giusto. Ma mi spiegate cosa mai è successo e che rischi correrebbe una questura che non ratificasse il divieto di trasferta ai tifosi blucelesti? Lo diciamo noi: pochi o nessuno. Per un semplice fatto, lapalissiano. Pericolo di scontri ce n’è quando dall’altro lato ci sono altre tifoserie. E di tifoserie avversarie non ce ne sono. O ce ne sono pochissime. E di scontri, quindi, manco l’ombra.
A meno che non si considerino pericolosi fumogeni o intemperanze verbali… Tutto il resto è noia…
