Non c’è remissione. Mentre si attende l’ufficializzazione di quel che tutti già sanno, ovvero l’arrivo dell’imprenditore Salvatore (speriamo lo sia anche di fatto e non solo di nome), Ferrara e del nuovo tecnico Rocco Cotroneo, il Lecco sprofonda in classifica. Ora è a soli due punti dai play-out e a Gozzano rischia di giocarsi una posizione molto scomoda in graduatoria.
Ma l’ultima di andata non ci preoccupa così tanto. Nel senso che non è il campo a darci le maggiori angosce. È ancora una volta la società. Ma come? Proprio ora che tutto sembra risolto?
Sì, perché non sappiamo, non avendo la sfera magica, come potrà, e saprà, Ferrara risollevare le sorti di una squadra da rimotivare, riorganizzare, salvare e rilanciare.
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L’incertezza genera incertezza e questa volta, dopo tante delusioni, non ce ne voglia Ferrara, vogliamo andare con i piedi di piombo. Accogliemmo con entusiasmo l’arrivo della triade Romano-Riva-Fiori e ci andò parzialmente bene, con la promozione in C1. Ma poi la scontammo a Pagani, tutta la nostra gioia. Accogliemmo con ancor maggiore entusiasmo l’avvento degli Invernizzi ed è sotto gli occhi di tutti com’è andata a finire. Sperammo poi negli imprenditori lecchesi legati alla Cento Bluceleste e, Rusconi a parte, siamo stati pesantemente delusi… Insomma, ormai la diffidenza ci permea, ci circonda. E non accoglieremo Ferrara a braccia aperte. Vorremmo, una volta tanto, far precedere i fatti ai sogni. Aspetteremo, naturalmente, qualche settimana per capire come il nuovo Lecco si muoverà sul mercato, quali mosse intenderà fare.
Ma l’importante è che il nuovo corso bluceleste non faccia proclami e miri al sodo. Non ascoltando nessuno, se possibile e tirando dritto per la sua strada.
Invernizzi fu mal consigliato e fece diventare il suo percorso in bluceleste un calvario, una strada per l’inferno calcistico lastricata di buone intenzioni. Prima ancora, la triade si fece trascinare in basso da altri “consigliori” male in arnese. Ora vorremmo che Ferrara, che arriva ammettendo di capire poco di calcio, e che ha in Cosimo Savoia il suo consulente tecnico, cercasse non di capire di pallone, cosa difficile da fare in pochi giorni, ma di uomini. Se questo imprenditore saprà circondarsi di uomini, più che di esperti, giusti, allora anche le mosse calcistiche saranno di conseguenza giuste. L’umile suggerimento è dunque di privilegiare le persone, quelle vere, alla ricerca della saggezza perduta. Fatto questo, il cammino sarà in discesa.
Il calcio fatto di malandrini, furbacchioni, approfittatori, non deve più abitare a Lecco. Tagliamo con il passato e con i consulenti di mercato che facevano i loro interessi più che quelli della squadra del nostro cuore. Non facciamo di tutta l’erba un fascio, ricordiamo anche chi, in questi anni disgraziati, ha fatto il suo dovere. Come Francesco Lamazza per fare un nome. Ma ricordiamoci che costui ha ben lavorato perché ha sposato la causa con passione, oltre che con competenza. L’unico augurio che ci sentiamo di fare a Ferrara è proprio questo: che possa trovare uomini liberi di cuore e di testa. Anche Ferrara avrà fatto i suoi ragionamenti di tornaconto nel venire a Lecco. Non ci illudiamo venga qui, lui milanese di origini campane, perché si sente lecchese. Ma una cosa è la giusta ambizione che manda avanti il mondo, un’altra è la spregiudicatezza ottusa. Si lasci guidare dall’istinto, dunque, e scelga persone che nel mondo del calcio ci stanno più con l’ambizione del crescere che con quella dell’ottenere. Sembra criptico, il messaggio, ma non lo è. Costruire paga. Innalzare altissime torri di Babele, no.
A risentirci.