Sesti in classifica e con quasi 40mila euro già messi in tasca, pienamente in linea con l’obiettivo fissato a inizio stagione. Si può stare decisamente peggio rispetto alla Calcio Lecco 1912, che oggi ha dato inizio a una settimana incomprensibilmente complicata dopo la sparata del patron Paolo Leonardo Di Nunno registrate dopo la gara pareggiata (2-2) con la Virtus Verona, tra le più in forma del momento. Perché se non ti affossano gli altri puoi sempre farlo da solo, sconfessando quanto di buono fatto fino a quel momento. Non è che sia tutto rose e fiori, ovviamente, e la vittoria che manca da quattro partite è lì a confermarlo, ma, e non può essere un caso, i problemi veri sono iniziati dopo l’entusiasmante vittoria ottenuta ai danni del Padova.
Quella sera il patron ha perso contatto con la realtà, convinto di avere in mano una squadra in grado di vincere il campionato: i miracoli sportivi accadono, per carità, e spendere tanto non è garanzia di successo finale (guardate la Triestina), ma un ragazzo giovane, per quanto talentoso, ha tutto il diritto di fare e sbagliare, passare da prestazioni scintillanti ad altre pienamente deludenti, senza avere addosso la tensione del “se non vincete le prossime tre non vi pago ottobre”; che si può fare, regolamento alla mano (scadenza 16 dicembre), ma non ha il benché minimo senso. Vincere quella partita ha fatto più male che bene, senza ombra di dubbio.
Minutaggio: 40mila euro
La costruzione estiva della squadra è stata imperniata prima di tutto su un fattore: prendere tanti under di buon livello, con esperienza già maturata in categoria o in Serie D, come primo obiettivo. Enrici, Masini, Tordini, titolari fissi, ma anche Kraja e Buso, con Lakti subito dietro e Reda, Bia, Di Munno, Sparandeo e Purro che potrebbero ingrossare costantemente il plotone in corso d’opera. Fin qui il loro impiego (2.852,04 minuti) ha permesso di portare a casa 39.698,60 euro: la percentuale sui 2.225.924,39 euro stanziati dalla Figc per la prima tranche (1^-7^ giornata) sarebbe potuta essere maggiore, ma la modifica regolamentare imposta dalla Lega Pro nel 2020, con tanto di ricorsi presentati dalle società del girone “A”, penalizza in maniera importante il Lecco e non solo: i 2.898,80 minuti della Paganese (girone “C”) valgono 59.657,58 euro, i 2.868 del Gubbio (girone “B”) 41.921,12 euro, per capirci. Ma non è il momento di buttarla sui discorsi legati alla politica sportiva.
Dati alla mano, i blucelesti sono l’undicesima squadra del proprio raggruppamento, distanziati in maniera sensibile solo da Pro Patria (4.911,12), Giana Erminio (4.465,98), Pro Vercelli (4.066,00), Fiorenzuola (4.072,02), Albinoleffe (3.720,58) e Pergolettese (4.136,46): solo i piemontesi stanno sopra in classifica (+2) per effetto dello scontro diretto vinto con un rigore oltremodo discutibile. Ogni minuto, nel girone “A”, vale poco meno di 13,92 euro; solo Padova, Sudtirol e Triestina hanno scelto di farne sempre a meno. Superfluo dire che è, in proiezione, il miglior dato economico in tre anni di terza serie.
Rispetto, imprenditoria e ambiente
Tutti ‘sti numeri per…? Molto semplice: il posto di lavoro lo stanno rischiando il diesse Domenico Fracchiolla, mister Mauro Zironelli e il vice Andrea Malgrati, che tra l’altro il Lecco ha contribuito a portarlo dov’è con la fascia di capitano messa al braccio sinistro in 79 occasioni. Sono loro ad aver plasmato, chi sul mercato e chi sul campo, l’identità della squadra; identità che si vede, a differenza di esperienze recenti. Già non è tralasciabile il discorso sul rispetto, sul quale Di Nunno è già scivolato in passato verso dipendenti, tifoseria, Amministrazione e città intera, ma quella ventilata (diciamo annunciata? Che sia domenica o più là…) sulla pubblica piazza è pure una follia imprenditoriale a 360°.
Di solito staff e dirigenti si cacciano se non sono più seguiti dal resto del gruppo di lavoro, non se rifiutano di scendere a compromessi con chi gli sta alle spalle e urla pensieri tecnico-tattici sconnessi; e sulla qualità del compromesso dovremmo prenderci anche largo tempo per poter discutere. E la classica cacciata rischierebbe di produrre un effetto domino che porterebbe i big a chiedere la cessione a gennaio, il tutto con una situazione di classifica che sarebbe da valutare seriamente, soprattutto in un girone che sembra non avere in pancia squadre materasso.
Allarghiamo? C’è tutto il lavoro legato al Settore Giovanile, mastodontico, che sta dando i primi frutti, in termini economici e di risultati. Allarghiamo ancora? Dal punto di vista ambientale è sin troppo semplice capire da che parte si è schierata la piazza. Lo testimonia l’impressionante numero di messaggi che abbiamo ricevuto durante la lunga puntata de “Il Blu e il Celeste” di lunedì 1 novembre. Domenica sera, nel giro di soli otto minuti, il patron Di Nunno è riuscito a fare qualcosa di raro: unire in un parere quasi unanime una realtà come quella lecchese, abbonata alla discussione e alle differenti vedute. Del resto a nessuno piace essere preso per i fondelli dall’Italia intera.