Il termine miracolo sportivo non gli piace, ma impresa sicuramente lo possiamo spendere. Alberto Bertolini era in campo il 6 giugno 1999 quando il suo Lecco sbancò l’“Euganeo” di Padova ai play out e conquistò una salvezza che per tanti era impossibile, molto semplicemente. Del resto i biancoscudati erano un vero e proprio squadrone, reduci dalla retrocessione dalla Serie B e arrivati agli spareggi salvezza per errore: ci si ritrovarono per un cavillo, una sostituzione fatta male durante la gara stravinta a Varese. Il 16 maggio, per dire, la stessa squadra veneta mise al tappeto le Aquile senza farsi troppi problemi (2-0): «Conquisteremo la salvezza senza troppi problemi», affermò mister Fedele a ridosso della gara; del resto la classifica parlava di un +16 virtuale tra le due compagini (43 a 27), con i blucelesti reduci da 2 pareggi e 9 sconfitte nelle ultime 11 gare. I bookmaker quotarono la salvezza dei meglio classificati con un eloquente 1 a 1,5, quella dei lariani 1 a 8.
Ma del resto il calcio, come il tennis, l’ha inventato il diavolo: all’andata, nonostante un pubblico composto da solo un migliaio di persone arrivate perlopiù da Padova, il Lecco si fece valere e strappò quantomeno un pareggio grazie al gol di Antonio Calabro (11′), che rispose al futuro campione del mondo Simone Barone (9′). Fu un segnale che in tanti non colsero, visto che ai veneti sarebbe bastato il pari per rimanere in terza serie: eppure all’“Euganeo” successe l’improbabile, con Bertolini che sbattè in porta un tiro svirgolato di Zerbini, i blucelesti che si difesero con le unghie, i denti, tutte le armi che avevano a disposizione e rimasero in Serie C1 contro ogni pronostico. Una partita leggendaria, che “Bebeto”, oggi vice allenatore del Venezia (Serie A) con mister Paolo Zanetti, ha raccontato a LCN Sport in vista dell’appuntamento di mercoledì 16.
Padova 0-1 Lecco
Marcatore: Bertolini al 41′ pt.
Padova: Bacchin, Campana, Cartini, Suppa, Serao, D’Aloisio, Buscè, Pellizzaro (92′ Fiorio), Sauirini, Barone, Polesel. All. Adriano Fedele.
Lecco: Monguzzi, Calabro, Vitali, Gemmi, Archetti, Natali, Scazzola (52′ Sogliani), Amita, Zerbini (66′ Balesini), Bono, Bertolini (72′ Toti). All. Giampaolo Rossi.
Arbitro: Saccani di Mantova.
Bertolini ricorda Padova 1999: «15% di possibilità? Ottimista. Eppure…»
Mister, innanzitutto come stai?
«Sto bene, molto bene. È ovvio che essere vice allenatore in Serie A è una grande emozione e responsabilità, ma ce la stiamo godendo al massimo perché è un’esperienza pazzesca; ogni domenica incontriamo le squadre che fino a poco fa vedevamo solo in televisione e c’è una grande soddisfazione perché ce la stiamo giocando con le nostre armi e tutte le nostre forze per raggiungere l’obiettivo chiamato salvezza».
Stai seguendo il Lecco e la Serie C?
«Ovviamente si, il calcio è bello in tutte le sue categorie ed è chiaro che Lecco ha un posto nel mio cuore. Alla fine dei nostri impegni guardo sempre il risultato, so che in questo momento sta vivendo un ottimo periodo e spero che continui. Quando dei giocatori che ho allenato vengono accostati a Lecco, al Lecco e mi chiedono consiglio, io li spingo ad andarci perché si tratta di un posto speciale, non è come tutte le altre squadre e le altre città».
Torniamo al 1999. Avevate il 15% di possibilità di salvezza?
«Ma sei ottimista! Il Padova era arrivato ai play out per i fatti di Varese: durante quella stagione c’era l’obbligo di far giocare i classe 1978 e loro sbagliarono un cambio, perdendo la partita a tavolino; agli spareggi arrivarono con 43 punti fatti, erano uno squadrone. È stata veramente un’impresa, ci davano tutti per retrocessi dato che eravamo arrivati penultimi e trovavamo una squadra del genere. La partita è stata… Siamo usciti una volta dalla nostra metà campo e abbiamo fatto gol, fortuna vuole che fossi io a farlo; ci siamo poi rintanati nella nostra area per 89′, difendendo con le unghie e con i denti, portando una grande gioia a casa dopo una stagione difficile, con pochi punti e poche soddisfazioni. Quella coda finale ci ha permesso di esultare e alleviare tutte le pene».
Gli ricordiamo il gol, leggendo la descrizione contenuta nel libro “Blucelesti”:
«Mi ci ritrovo. La partita fu sofferta, avevamo contro tutti, pronostici e pure stadio, ovviamente a fortissima trazione padovana. Nel calcio partite così capitano, fortuna e bravura nostra nel portarla a casa».
Andiamo oltre. Il Lecco ha battuto il Padova e non ha niente da perdere:
«Spero che il Lecco possa fare risultato e che il Südtirol possa vincere il campionato. I nostri due anni lì sono stati meravigliosi, la società ha progettualità e sa fare le cose fatte bene; si spera che quest’anno possano raggiungere il loro traguardo, ma il Padova è una squadra forte. Non sono d’accordo, però: c’è sempre qualcosa da perdere e sono convinto che il Lecco, essendo in un buon momento, darà del filo da torcere al Padova. Ganz è in un ottimo momento, penso si possa fare un risultato positivo contro uno squadrone».
Se vuoi, c’è lo spazio per un saluto a Lecco…
«È stato un grande piacere essere intervenuto. Un abbraccio speciale a tutti i tifosi blucelesti».
Le imprese in bluceleste
Nativo di Morbegno (Sondrio), Bertolini ha indissolubilmente legato la sua vita alla Calcio Lecco 1912: dopo essersi formato nel vivaio bluceleste, ha disputato oltre 170 partite e segnato circa 30 gol, tra cui quello leggendario dell’“Euganeo” di Padova il 6 giugno 1999 nel ritorno dei play-out di Serie C1, i due segnati alla Cremonese la stagione seguente sempre negli spareggi o, ancora, quello nel Derby del Lario del 12 febbraio 2001 (1-0), rimasta l’ultima vittoria interna dei blucelesti nelle gare di campionato con i cugini comaschi fino all’8 febbraio 2021 (4-0).
Imprese che ha ripetuto anche da allenatore: tra il 18 e il 21 ottobre 2016 vive una situazione allucinante, torna il 10 dicembre 2016 e, in regime di amministrazione straordinaria, con un’ormai celebre banda di ragazzini ottiene, il 21 maggio 2017, la salvezza in Serie D grazie alla vittoria al cardiopalmo (2-3, rete decisiva di Caraffa al 93′) ottenuta sul campo di Olginate. Lasciato libero dalla subentrante proprietà Di Nunno, inizia a lavorare con il debuttante Paolo Zanetti: insieme realizzano meraviglie con il Sudtirol in Serie C, passano dal tritacarne di Ascoli (Serie B) e, alla fine, scelgono il progetto veneziano per affermarsi anche in cadetteria.
