Fuori al primo turno. Per il secondo anno consecutivo l’avventura dei blucelesti finisce al prologo, al termine di due partite che parzialmente si sono ricalcate. 1-4 con il Grosseto allora, 0-2 con la Pro Patria oggi, spesso e volentieri in balìa dall’avversario: il punto di contatto è quello dell’aver visto una squadra che ha staccato la spina nella fase più calda della stagione, come ammesso anche da mister Luciano De Paola in conferenza stampa. Aldilà del risultato della partita e del finale decisamente doloroso, il pensiero è andato anche e soprattutto a quello che sarà il futuro, parola che spesso e volentieri stride con quanto s’è vissuto al “Rigamonti-Ceppi”, dove, soprattutto durante la stagione chiusa oggi, s’è vissuto prevalentemente alla giornata. Oggi più che mai serve chiarezza.
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Direttore, da un mese non si gioca. Pancia piena?
«Prima di tutto dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno condotto questo campionato, a fasi alterne nella fase di tutti. Mister e giocatori hanno spinto tanto, siamo arrivati scarichi dopo aver corso forte per un lungo periodo. Nell’ultimo periodo si sono accavallati anche vari infortuni, ma è solo un alibi. Queste sono partite secche, ci sono squadre che entrano per caso all’ultima giornata e bisogna guardare il bilancio, positivo, di un annata. La conclusione è un dolore grande, ero convinto che ce l’avremmo fatta».
Punti di contatto con lo scorso anno?
«Quest’anno è stato fatto un progetto, in teoria, di lungo respiro, con una squadra molto giovane che ha sofferto anche la pressione diversa rispetto alla Pro Patria. Le due stagioni sono completamente differenti, non si possono fare paragoni».
Qualcosa non rifaresti nella gestione dell’ultimo mese?
«Abbiamo fatto tutto il possibile, ponderiamo bene le nostre valutazioni. A mente fredda faremo un confronto, un bilancio: abbiamo avuto giocatori importanti, uno zoccolo duro che ha fatto un percorso biennale e vanno ringraziati. La nostra forza è stata essere degli uomini durante gli ultimi due anni, nelle difficoltà ci siamo stretti e ripartire dopo quello che è accaduto a novembre alla lunga stanca».
Da dove si può ripartire?
«Non è ora il momento di fare questo domanda, bisogna capire tante cose. Credo che ci siano giocatori da cui si può ripartire, anche che oggi sono in prestito: se non hai la forza per vincere, la continuità porta la nave in porto. Il nostro progetto è invidiato in tutta Italia, limitarlo a una partita è un grosso errore: con il mister abbiamo costruito una grossa eredità».
Serve un segnale alla piazza, la tua conferma:
«Mi sono molto legato a questa realtà, quello che abbiamo fatto fino a questo momento è studiato per guardare sul lungo periodo. Su questa base bisognerebbe continuare, ma non spetta a me dirlo. Io ricercato? Ci sono diverse telefonate, è normale. La Calcio Lecco è fatta di tanta gente che ha passione, lavora dalla mattina alla sera in ogni area mettendosi a disposizione: vi assicuro che nessuno si arricchisce. Spero che questo venga capito, in caso contrario… Mi dispiace, ecco».
Hai voglia di continuare?
«Il mister lo sa, la voglia c’è ed è normale. Non è un progetto limitabile alla nostra stagione, deve avere una scadenza più lunga: aver fatto una squadra di giovani a Lecco, con le pressioni del caso, mi rende un po’ matto e un po’ fortunato nell’aver trovato le persone giuste per andare oltre l’ostacolo. Aver la spada di Damocle non è sempre facile. Le basi le abbiamo gettate».
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Mister, una conclusione che non vi rende onore:
«Non sono d’accordo, quando sono arrivato eravamo in una valle di lacrime. Oggi avremmo potuto giocarci i play out; senza il mio carattere e personalità sarebbe andata a finire così. Io sono orgoglioso di quello che ho fatto con il mio staff e i miei giocatori. Abbiamo sempre lavorato in grandissima difficoltà. Oggi la prestazione c’è stata, come sempre: la differenza è che per tante partite siamo stati Ganz dipendenti. Abbiamo preso un gol di disattenzione, quando si arriva così a questo momento dei motivi ci sono: ci sono tante motivazioni, anche oggi abbiamo messo in campo una formazione più esperta ma davanti non facciamo gol neanche con le mani senza quelli di Simone Andrea Ganz. A gennaio avremmo dovuto prendere un attaccante nostro, ma così non è stato: abbiamo lavorato per gli altri. Se i tifosi sono delusi li capisco, ma i ragazzi vanno solo ringraziati. Non abbiamo mai avuto un riconoscimento, mai: avremmo voluto andare avanti per tutti, ma qua non sappiamo neanche se ci saremo domani. Bisognerebbe baciarci i piedi per quello che abbiamo fatto senza conoscere il nostro futuro. Progetto? Che progetto? Il presidente dovrebbe farci una statua. Guardate Purro: fino a un mese fa non lo chiamavo neanche per nome, oggi era in campo da titolare in un play off di Serie C».
Ancora sulla situazione attuale:
«Noi a gennaio avremmo dovuto smantellare tutto, invece abbiamo fatto delle cose incredibili. Abbiamo giocato per noi e per la città, perché il futuro è nostro. Ultimamente abbiamo staccato la spina, ma ci sta perché venivamo da un percorso incredibile: non sappiamo neanche quello che sarà il domani, quindi di cosa stiamo parlando? Fino a un mese fa arrivavamo là e Ganz la metteva dentro in ogni modo, ora non è più così. L’alternativa c’è stata? Mai. La nostra forza è sempre stata nella corsa degli esterni e nella qualità sottoporta di Simone».
Su presente e futuro:
«Con Di Nunno ho un rapporto bellissimo, non ce la fa ma a noi sarebbe servita la chiarezza. Prima vendo, poi non vendo, poi ancora un cambio: questa è la sua colpa. Lui ci deve ringraziare per quello che gli lasciamo: grazie ai miei ragazzi perché sono stati degli uomini veri».