Al “Rigamonti-Ceppi” si è sublimata l’ennesima rivoluzione. Mediaticamente parlando, pure: per la prima volta in stagione ha parlato mister Andrea Malgrati, che durante l’esperienza condivisa con Emiliano Bonazzoli è stato decisamente più di un vice allenatore, piuttosto possiamo parlare di “primo alla pari”. Il patron Paolo Leonardo Di Nunno ha scelto di richiamarlo: nelle sue intenzioni c’era la coppia con mister Luciano Foschi, ma lo stesso allenatore brianzolo ha confermato l’impossibilità di arrivare a quel punto per palese incompatibilità. Al suo fianco il direttore generale Angelo Maiolo, che ha schivato la domanda sulla possibile cessione della società e ha preso parzialmente le difese dell’amministratore unico.
Verso Spezia-Lecco, l’intervista del direttore Angelo Maiolo
«Come società siamo contenti di riavere Andrea tra le nostre file, ma ringraziamo Aglietti per il lavoro effettuato in questi mesi. Abbiamo risolto il problema della deroga e andiamo avanti benissimo nonostante il corso».
La posizione della società qual è?
«Conosco bene il presidente, anche io posso accettare le critiche. Non capisco le offese personali all’uomo verso a chi paga. Sta vendendo? Non sono nella sua testa e non lo so, fino a ieri mi ha detto che non sarebbe più venuto, neanche a La Spezia, perché non vuole essere ingiuriato come uomo: non lo digerisce il sentirsi dare del “venduto” e dell'”uomo di merda”. Ci sono modi diversi di contestare».
Verso Spezia-Lecco, l’intervista di mister Andrea Malgrati
Mister, una situazione particolare:
«Mi ci sono ritrovato quando mi è arrivata la pec dalla società con la revoca dell’esonero. Mi sono confrontato con il presidente e con mister Foschi, avevamo già espresso la volontà di non collaborare più insieme; ci sono stati momenti bellissimi, ma i rapporti lavorativi s’interrompono: il presidente ha insistito e ci siamo confrontati in una telefonata a tre, ognuno ha proseguito per la propria strada e ora sono qua».
Malgrati in panchina senza il diesse Fracchiolla:
«Il calcio e la vita sono questi, ci sono rapporti lavorativi e ci si trova in accordo o in disaccordo su alcune cose. Anche con Emiliano, prima, abbiamo avuto un confronto. Non sono più come prima, bisogna avere un rapporto stretto con i giocatori e moltissimo confronto, come ho sempre avuto con Domenico: è stato un rapporto lavorativo importante, ci sono state delle divergenze che ho espresso a lui e alla società quando ero insieme a Emiliano. Non so se torneremo a lavorare insieme».
Come ha reagito la squadra al tuo ritorno?
«Il primo giorno mi aspettavo di trovare quella condizione, se siamo arrivati a questo punto è colpa di tutti. Sapevo di trovare una situazione così, ci sono passato da calciatore e non è facile intervenire in questi momenti. Si può toccare l’aspetto mentale, si è passati da un tipo di calcio a uno completamente diverso, preparazione compresa: il dato di fatto è che c’è una situazione in cui si sta ricambiando qualcosa di non facile da cambiare. Oggi siamo stati maggiormente in campo a parlare dell’aspetto tattico, sono state cambiate delle cose rispetto alla gestione Bonazzoli: la cosa più importante è legata al rispetto per la passione dei tifosi, che non passa da vittorie e sconfitte; le persone spendono soldi e tempi, il rispetto passa dal lavoro e questo concetto lo voglio far passare ai ragazzi. A tal proposito sto introducendo una nuova persona nello staff e in passato ho anche chiesto di fare degli allenamenti a porte aperte: esternamente, quando non vedi e non sai, si creano delle incongruenze; voglio essere limpido e reputo questo aspetto fondamentale. Ho avuto confronti decisi con i tifosi anche in aeroporto: quest’anno c’è stato poco dialogo tra le varie componenti e così manca la comprensione; si parte sempre con l’insulto, ma il risultato finale è che il parlare nella giusta maniera si riesce ad avere un confronto pulito. Sicuramente il dialogo è stata la mancanza principale della stagione».
Sulla nuova figura nello staff:
«In primis ringrazio la Federazione per l’opportunità concessami. Sto facendo un corso che auguro a tutti di poter fare, esperienza incredibile: c’è un gruppo squadra che saluto e dal confronto si può crescere tantissimo, voglio inserire una figura fondamentale come il “preparatore del cervello”, chiamatelo come volete. L’ho presentato oggi, si chiama Nicola Bonfiglio e mi ha impressionato nel confronto che abbiamo recentemente avuto».
Nelle ultime partite sono stati subiti tanti gol:
«È stato un problema e continua a esserlo. Passa tanto dall’aspetto mentale, se cambi sistema e prendi gol dipende da come difendi: ci siamo fermati tanto in campo proprio per curarlo».
Una squadra da 19 punti in poche partite:
«A questa domanda risponderò sicuramente in pubblico, ma non è il momento. Davanti alla squadra ho detto di aver sbagliato nella gestione di alcune cose».
C’è una sorta di pianificazione per la prossima stagione?
«Non ne abbiamo ancora parlato, ho seguito le cose successe ma non sputerò mai nel piatto in cui ho mangiato: nessuno toglierà al presidente l’aver portato una squadra dalla Serie D alla Serie B, un percorso del genere è quasi impensabile per tutti in Italia. Certo, ci sono delle cose che fa e dice… Anche lui ha ammesso che gli si tappa la vena, ma è fatto così: dà fastidio, è sempre un discorso di mancata comunicazione. Lui ha provato a farci una sfuriata a +20 sulla seconda in classifica. Non va scusato o che, ma io devo guardare alle sette partite da fare. Valorizzare giocatori? Farò le mie scelte, non ho mai guardato in faccia nessuno e anche con Emiliano abbiamo sbagliato di testa nostra».
Sulla formazione:
«Non lo so, ho tanti dubbi. Non c’è tempo per musini e “voglio giocare io”, non accetto gesti che vadano contro il gruppo o il mettere davanti l'”io”: siamo in tanti. Qualcuno si nasconderà? Mi faranno un favore, se non posso fare affidamento non mi porto un giocatore. Non accetto di vedere giocatori che non vogliono giocare a calcio, devono volere la palla perché altrimenti è un grosso problema: voglio vedere gente che sbaglia, ma soprattutto che fa».
Sul vostro presunto conflitto con i senatori:
«Abbiamo deciso d’impostare un certo tipo di gioco e abbiamo scelto deciso di scegliere determinati elementi. In quel momento Battistini era un titolare, poi ha avuto un problema, un virus intestinale, e con Cejak in campo abbiamo fatto la serie che abbiamo fatto. Sfido chiunque a cambiare: l’ho detto anche a loro, con l’allenatore serve un confronto. Malintesi? Si sono create delle cose alle quali risponderò al momento giusto. Con alcuni che non sono più qua mi sento e ho un ottimo rapporto. Da parte di Emiliano e da parte mia ci poteva stare una chiacchierata in più».
Tante cose sono state chiarite solo oggi:
«Il confronto risolve tanti problemi».
Quanta voglia di vincere c’è?
«Penso sia scontato, le voglio vincere tutte: non sono Gesù e non faccio i miracoli, per me è una grande vetrina e lo deve diventare anche per loro; i nostri percorsi sono legati e cercherò di farli esprimere nel migliore dei modi. Devono spendersi al massimo per questi colori, così come ho sempre fatto io. Anche io ho ricevuto insulti, li ha presi anche mia moglie: quando tifi capita, ma si stanno facendo dei passi in avanti come dimostra la rimozione delle barriere».
Un aspetto di te che è cambiato?
«Quello mentale, do grande merito al corso che sto facendo ma soprattutto ai ragazzi che ho qua. Lo staff? L’ho rivisto motivato, hanno fatto un ottimo lavoro anche con mister Aglietti che ha trovato una situazione difficile; la colpa è di tutti, chi più e chi meno: ne discuteremo».
Sugli indisponibili:
«Louakima, Smaijlovic, Ierardi, Listkowski ha recuperato. 4-3-3? Sulla carta sì, poi vedremo l’interpretazione che fa la differenza».