Dopo lo sfogo del presidente Aliberti contro il Comune di Lecco, anche per l’amministrazione è stato tempo di parlare in maniera più approfondita del tema più caldo della scorsa settimana. L’assessore allo sport Emanuele Torri, intervistato nel corso del format LCN Talks, ha spiegato la posizione di Palazzo Bovara sulla questione dello Stadio “Rigamonti-Ceppi”, rilanciando la disponibilità al dialogo. Il numero uno bluceleste aveva annunciato di valutare seriamente il trasferimento della squadra in un altro impianto, citando Monza e Bergamo come possibili alternative, e aveva dichiarato chiuso il confronto con il Comune dopo un anno e mezzo di «promesse e mezze promesse». La risposta dell’amministrazione era arrivata con una nota ufficiale che proponeva l’esenzione del canone fino al 2035 per 700mila euro e la compartecipazione alle manutenzioni straordinarie. Ora Torri entra nel merito delle questioni sollevate, dalla cabina elettrica al riconoscimento delle migliorie, dalla mozione Valsecchi che lunedì 17 novembre approderà in consiglio comunale fino alla possibile vendita dello stadio. E sul confronto pubblico proposto da Aliberti, l’assessore non si tira indietro: «Perché no, se l’obiettivo è informare con onestà intellettuale?».
Emanuele Torri a LCN Talks su stadio, convenzione e Bione
Assessore Torri, il presidente Aliberti ha dichiarato che «il discorso con il Comune è chiuso» e che sta valutando seriamente di trasferire le partite del Lecco a Monza o Bergamo. Come Comune avete risposto proponendo di rivedere la convenzione con compartecipazione alle manutenzioni straordinarie e l’esenzione dal canone fino al 2035 per 700mila euro. Può spiegarci nel dettaglio questa proposta? Perché secondo lei non è stata ancora trovata un’intesa?
«Intanto ringrazio per questa possibilità e per questo spazio, perché credo che si sia detto tanto, ma non tutto in maniera esaustiva. La posizione del Comune è molto semplice: lo stadio è un patrimonio della città, è un patrimonio dei tifosi, per cui è chiaro che c’è il desiderio da parte dell’amministrazione comunale che questo sia un luogo degno di poter ospitare una squadra così tanto amata. Quindi dato per assodato questo aspetto, noi in questo momento abbiamo a che fare con un documento che è quello che regola i rapporti tra l’amministrazione e la Calcio Lecco, che è questa convenzione sottoscritta nel 2007, rinnovata nel 2018 in seguito alla posa del terreno sintetico. È un documento piuttosto vincolante per tutti, per la Calcio Lecco ma anche per l’amministrazione, nel quale si dice che gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sono a carico della Calcio Lecco. Ora questo documento non l’ha sottoscritto questa amministrazione e risale al 2007, ma è un vincolo. Qual è la posizione dell’amministrazione? È molto chiara: siamo d’accordo che questo documento va rivisto, però ci si deve trovare e discutere a partire da questo punto. Perché in questo momento c’è stata questa frizione? Perché il presidente, le cui preoccupazioni sono più che comprensibili, si aspetta che questo aiuto arrivi sotto una certa forma, cioè un contributo immediato. Purtroppo per via di questo documento che tutela le casse comunali attraverso questo strumento non si può percorrere la strada che vorrebbe il presidente. Per farla capire a tutti: il presidente vorrebbe i 300mila euro immediatamente per fare l’intervento sulla cabina elettrica, ma in questo momento non c’è la possibilità di procedere a un trasferimento di questa liquidità. La strada che noi abbiamo proposto al presidente è stata quella di rivedere i termini della convenzione vigente dal 2007, che potrebbe prevedere non solo un contributo su questo intervento, ma anche una serie di contributi negli anni a venire che pian piano potranno sistemare altre problematiche all’interno dello stadio: gli spogliatoi, i servizi igienici. Però la strada è questa. Probabilmente nelle interlocuzioni che ci sono state non ci siamo fermati adeguatamente su questo tema, sulla necessità di rivedere questo testo e questa convenzione».
La questione della cabina elettrica sembra essere il nodo centrale del contenzioso. Aliberti sostiene che il progetto esista da quattro anni, ma non sia mai partito. Voi dichiarate che servono due anni per realizzarla. Quali sono le reali tempistiche? Perché fino ad oggi non si è intervenuti su un generatore a gasolio che è quantomeno anacronistico?
«La risposta a questa domanda, pur condividendo la necessità di intervenire, è insita in quello che dicevo all’inizio: perché di per sé questo intervento da convenzione dovrebbe essere fatto dalla Calcio Lecco. Poi, ripeto, capisco benissimo che una società di Serie C ha tante spese, i contributi che si ricevono dalla Lega non sono certamente quelli della Serie B, però in questo momento per noi diventa un po’ vincolante quel documento, oltre al fatto che le risorse al momento per questo tipo di intervento non ci sono. Certo, questa è una scelta politica. Uno potrebbe dire “invece di intervenire da un’altra parte intervengo sul comune”. Per esempio, nella variazione con l’avanzo di amministrazione la scorsa primavera l’amministrazione comunale ha deciso di mettere 5 milioni di euro sul centro sportivo del Bione perché vede una partecipazione oltre alla Calcio Lecco di migliaia di atleti, e quindi la priorità è stata data sul centro sportivo proprio perché raggiunge un maggior numero di atleti e di società. Questo non significa che non abbia a cuore lo stadio della Calcio Lecco, però la politica è anche fatta di scelte. Ci tengo a dirlo: non è stato detto no alla Calcio Lecco, è stato prospettato un percorso per risolvere anche questo problema della cabina elettrica, che è l’unica via. Prima dobbiamo intervenire modificando il testo dicendo che è vero che la manutenzione ordinaria spetta alla Calcio Lecco, che la manutenzione straordinaria spetta alla Calcio Lecco, ma su alcuni interventi prioritari l’amministrazione contribuirà dando un tot all’anno. Questo, ripeto, anche a tutela del futuro dello stadio, quindi non solo dell’intervento sulla cabina elettrica, ma si può ragionare in prospettiva andando anno per anno a sistemare altre necessità che ho ben presenti. Il presidente mi ha detto “L’assessore Torri quando va allo stadio non si accorge?”. Certo che mi accorgo, però è proprio quello che vogliamo fare: decidere, stabilire quali sono queste priorità. Quanto alle procedure: questo è un meccanismo che a volte la gente che non è dentro fa fatica a comprendere. A volte è frustrante anche per noi assessori sapere che ci sono delle procedure. Quando si deve intervenire su un’opera pubblica ci vuole il progetto preliminare, poi quello definitivo, quello esecutivo, bisogna fare il bando per assegnare i lavori. Tutte queste procedure che sono a tutela delle procedure stesse comportano dei tempi molto lunghi, per cui a volte è più semplice chiedere al privato di turno di anticipare l’intervento e poi dopo che il comune vada a ristorare la spesa, a contribuire negli anni a venire successivi. Capisco che per il cittadino normale sia complicato da capire, però sono delle procedure che sono anche a tutela degli interventi stessi».
Aliberti contesta che il Comune riconosca solo 700mila euro su 1,25 milioni investiti dalla società per tornelli, illuminazione e Curva Sud, diluiti in 12 anni. Come giustificate questa valutazione? Perché alcuni interventi non vengono riconosciuti?
«Intanto bisogna anche ricordare che quando ci fu la promozione in Serie B la Calcio Lecco, il presidente Di Nunno, ricevette dalla Lega dei contributi per i lavori che furono fatti. Quindi in parte la Calcio Lecco, certo allora era il presidente Di Nunno, è stata comunque risarcita dalle spese fatte. Ora noi come Comune, proprio per quello che spiegavo prima, abbiamo individuato come possibilità di ristorare la Calcio Lecco degli interventi sull’impianto di illuminazione. Abbiamo proposto la strada più breve che è quella di dire: interveniamo allungando la concessione del campo fino al 2035 e scontando per i prossimi 10 anni i 70mila euro circa di canone che la Calcio Lecco dovrebbe corrispondere al Comune. Fu la strada più semplice nel 2018: a fronte dei 500mila euro circa di intervento per il rifacimento del terreno sintetico si scontò per 10 anni il canone. Questa è la strada che al momento era stata presentata al presidente come la strada più semplice nelle more di intervenire sulla riscrittura della convenzione».

Il 17 novembre il consiglio comunale discuterà la mozione di Corrado Valsecchi che impegna il sindaco su tre punti: tempi certi per la cabina elettrica, intesa economica sulle migliorie e soprattutto l’inserimento dello stadio nel piano delle alienazioni per una possibile vendita ai privati attraverso l’istituzione di una commissione speciale. Qual è la posizione dell’amministrazione Gattinoni su questa mozione? Siete davvero disponibili a valutare la vendita dello stadio Rigamonti-Ceppi?
«Su questo tema politicamente all’interno della nostra maggioranza sono in atto in questi giorni dei confronti interni il cui esito poi verrà esplicitato nella seduta del consiglio comunale di lunedì sera. Il consiglio comunale su questo tema è chiamato a deliberare, quindi io posso avere la mia opinione come assessore allo sport, però sono anche consapevole che c’è uno strumento democratico che è il consiglio comunale che alla fine dovrà prendere la decisione. Io credo che molte delle cose proposte all’interno di questa mozione in questi mesi a luci spente sono state fatte. Si è discusso dell’intervento della cabina, si è discusso delle migliorie future. Questo tema della messa in alienazione dello stadio non è stato discusso, è un po’ venuto fuori come una possibilità. Quando ho detto questa cosa ho pensato a quello che sta succedendo in tanti comuni. È una possibilità, questo non vuol dire che il comune vuole vendere lo stadio, però visto che si sta ragionando a 360 gradi dello stadio c’è anche questa possibilità. Pertanto io non so, non mi sento di dire in questo momento cosa voterà la maggioranza. Primo perché sono in atto ancora delle discussioni interne, e poi perché ho molto rispetto di quello che è il ruolo dei consiglieri che, voglio dire, alla fine hanno anche una loro autonomia di voto e di pensiero. Leggendo i punti all’ordine del giorno del consigliere Valsecchi sono delle indicazioni che come comune in questi mesi abbiamo cercato di portare avanti. Poi è vero, la soluzione non è ancora stata trovata, però sono fiducioso che le interlocuzioni possano riprendere e si possa trovare una quadra. Se il comune decidesse di mettere in vendita lo stadio, non è che lo può comprare chiunque: l’unico acquirente possibile potrebbe essere la Calcio Lecco. Bisognerebbe fare ovviamente un bando».
Lei ha dichiarato che negli ultimi mesi ci sono stati diversi incontri con la società. Aliberti invece parla di un incontro di due settimane fa che ha riportato “al punto di partenza” e si dice “stanco di combattere contro i mulini a vento”. Nelle ultime settimane, dopo questo botta e risposta pubblico, ci sono stati nuovi contatti?
«Assolutamente. Personalmente, come dicevo prima, comprendo benissimo anche i momenti in cui un presidente può essere affranto dalla situazione. Era già successo forse anche in passato, forse all’inizio di questa stagione. I momenti in cui ci siamo incontrati con il presidente sono sempre stati momenti molto corretti dal punto di vista istituzionale. Certo, ecco, magari non ci saremmo aspettati questi toni, però siamo disponibilissimi a riprendere il discorso. Non c’è stato un incontro ufficiale in questi giorni, ci sono state magari delle telefonate più informali, non direttamente con il presidente ma con il suo entourage, per cercare di capire in che termini ricucire questo strappo, se di strappo vogliamo parlare, e come riprendere le interlocuzioni. Io da questo punto di vista sono fiducioso. Alla fine condividiamo tutti una considerazione, cioè che la Calcio Lecco è un patrimonio per la città e per i cittadini, per cui chi amministra è consapevole che deve comunque anche tenere presente questo aspetto, di fare il bene dei cittadini».
Aliberti ha affermato di non accettare “dichiarazioni lontane dalla realtà” e si è detto pronto a un “confronto pubblico” con l’amministrazione. È disposto ad accettare questa sfida? E più in generale: come si può uscire da questo stallo che rischia di privare Lecco della sua squadra in casa?
«Io personalmente, rispondo a titolo personale, non avrei problemi, nel senso che quello che sto dicendo adesso lo direi anche in un confronto pubblico. Poi è chiaro, bisogna capire qual è lo scopo di questo incontro. Se lo scopo di questo incontro è acuire ulteriormente lo scontro mi chiedo che senso abbia. Se invece è un incontro attraverso il quale con onestà intellettuale da ambo le parti si vuole far capire i termini della questione, perché no? Non ho problemi. Per me di questi temi più se ne parla e meglio è. Ho ricevuto anche delle mail da alcuni tifosi che dopo questi giorni di polemica hanno usato anche toni poco rispettosi nei nostri confronti. Io ho anche risposto dicendo “Guarda, troviamoci a bere un caffè e ti spiego come stanno le cose”. Per cui personalmente non ho problemi, ripeto, bisogna però condividere quello che è l’obiettivo. Se l’obiettivo è informare, bene. Se l’obiettivo è acuire le polemiche, allora mi chiedo che senso potrebbe avere».
Assessore, parliamo anche del Bione. Il presidente Aliberti lamenta di pagare 70mila euro annui per un centro sportivo in condizioni critiche, con «laghetti» davanti agli spogliatoi e campi in stato «disarmante». Nel frattempo, lei ha dichiarato a maggio che è in arrivo una nuova proposta per riqualificare il Bione, ridimensionata rispetto al progetto da 37 milioni che era stato bocciato per i costi insostenibili. A che punto siamo?
«Come dicevo prima, lo stadio è importante, però dal centro sportivo del Bione quotidianamente passano migliaia di atleti. Chiunque passi il sabato e la domenica al centro sportivo vede un proliferare di bambini, bambine, genitori, accompagnatori, dirigenti, per cui è chiaro che quella è una priorità. A che punto siamo? C’era stata una prima proposta, nel frattempo il Comune aveva fatto uscire quel documento in cui sostanzialmente indicava quelle che dovevano essere le priorità per noi come amministrazione: la piscina nuova e i campi da calcio riqualificati, i campi da padel. Sulla base di questo documento che il Comune aveva reso pubblico la proposta iniziale è stata rivista e anche un attimino ricalibrata dal punto di vista economico. Adesso abbiamo chiesto a una commissione esterna sostanzialmente di analizzare questa proposta e di vedere se è una proposta sostenibile dal punto di vista del piano economico finanziario degli interventi. È una procedura molto complicata questa. Tra l’altro non è che sarà la giunta a esprimersi, ma sarà il consiglio comunale che dovrà dire poi se c’è un interesse pubblico. È un project leasing in costruendo, vuol dire detto in modo molto semplice che la cordata anticipa i soldi, il Comune a lavori finiti comincia a corrispondere tutti gli anni un canone per far rientrare gli investitori rispetto all’investimento che hanno fatto. C’è una rata iniziale e proprio a chiusura di tutta la procedura, che sarà una procedura lunga. Dal momento in cui verrà riconosciuto il pubblico interesse, che noi ci auguriamo di poterlo fare prima che si vada a elezioni, la proposta verrà messa a bando perché potrebbe esserci un’altra cordata di imprenditori che potrebbe realizzare lo stesso progetto magari anche con un costo inferiore. Quindi a quel punto è chiaro che per il Comune sarebbe più vantaggioso. Bisogna mettersi nell’ottica che sono procedure complicate e che nella migliore delle ipotesi potremmo avere un centro riqualificato nel giro di tre anni. Giovedì prossimo ci sarà una commissione consiliare congiunta proprio su questo tema. Non abbiamo ancora reso pubblica questa offerta perché stiamo aspettando l’esito di questa istruttoria e sono migliaia di pagine, quindi ci vuole anche il tempo di leggersele con calma. Nel momento in cui avremo l’esito di questa istruttoria faremo una commissione consiliare sicuramente in cui renderemo pubblico il contenuto anche di questa proposta».



















