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La fatal Verona

Lo sfogo del post Lecco-Juventus U23, per quanto solo accennato, ha mostrato l’insofferenza di De Paola per alcuni atteggiamenti del patron Di Nunno

Luciano De Paola e Paolo Leonardo Di Nunno BONACINA/LCN SPORT
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Alla fine Verona ha acuito i problemi latenti. Problemi che affondano le radici fino al mercato di gennaio, fatto al risparmio più che a zero euro. Nonostante questo il gruppo squadra ha fatto i miracoli, sportivamente parlando, e oggi si permette di essere in corsa anche per un quarto posto che sarebbe il miglior piazzamento degli ultimi quarant’anni. Fate voi. Eppure dopo la brutta sconfitta del “Gavagnin-Nocini” sulla testa di mister Luciano De Paola e dalla dirigenza è piovuto più di un parere da parte del patron Paolo Leonardo Di Nunno, che, raccontano le indiscrezioni, avrebbe voluto sfruttare la prima occasione buona, il pre Lecco-Juventus U23, per esprimere la propria opinione anche alla squadra. E a quel punto sarebbe nato lo scambio il battibecco con il Pirata, che considera lo spogliatoio «un luogo sacro», giustamente non accetta ingerenze, e ha fatto capire al numero uno che era il momento di abbandonare per strada le velleità («Le pressioni le devono dare tutte a me»). Conoscendo De Paola, in caso di messaggio non recepito sarebbe stato in grado di dimettersi seduta stante.

La bella rimonta sui bianconeri e l’esultanza sotto la Curva Nord non sono servite a cancellare l’amarezza dalla testa dell’allenatore bluceleste, che al momento gode dello status di intoccabile. Lo sfogo avuto in sala stampa, in alcuni passaggi malcelato, è sembrato essere sgorgato all’improvviso, anche perché tra le parti non c’è stata sempre la massima sintonia ma l’allenatore non aveva mai mostrato pubblicamente il proprio malcontento. Non l’aveva mostrato neanche dopo Lecco-Giana Erminio, quando vi raccontammo dello scambio di vedute sul «cattivo gioco» lamentato dal patron e di come il Pirata avesse specificato di «aver vinto due campionati», da giocatore, puntando su equilibrio, solidità difensiva e capacità di sofferenza. Su un aspetto sposiamo appieno la causa di De Paola: gli attestati di stima per lui, per la dirigenza e per la squadra stanno arrivando praticamente da ogni strada, meno che da quella che collega Lecco a Cormano. Sarebbero doverosi, visto quello che tutti hanno dovuto mangiare, e talvolta ancora mangiano senza motivo, in questi mesi controversi. Che senso ha fare il diavolo a quattro per una partita sbagliata su un campo ostico? Solo a Ganz, dopo la doppietta di Renate, è arrivata qualche parola carina dopo il «mezzo ciuccio» di Lecco-Virtus Verona, ottobre 2021… Anche se, personalmente parlando, ci aspetteremmo delle scuse vere e sulla pubblica piazza. Troppo comodo, così.

D’altro canto, però, era forse preferibile lasciar correre anche questa e aspettare almeno le prossime sei giornate, ovvero ancora un mese e mezzo, prima di abbandonarsi a delle dichiarazioni pubbliche. Che gli venga proposto il rinnovo o meno, e sempre che Di Nunno alla fine non ceda per davvero la proprietà, De Paola preferisce prendere le squadre in corsa e, come ha spiegato più volte, preferisce anche aspettare ottobre/novembre prima di saltare in sella. Del resto si è affermato a livello medio-alto anche in Serie C e non farebbe fatica a trovare una panchina durante il prossimo autunno. Se non altro, la fatal Verona e la coda di mercoledì hanno avuto l’effetto di certificare come Di Nunno appaia sempre più un uomo solo al comando, e non nel senso positivo della frase, nonostante sia al timone di una società diretta verso traguardi che resistono da quattro decadi. Situazione controversa, come lui.

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