
Il 25 marzo del 1924 nasceva nella regione francese della Lorena Stefano Nyers, luogo in cui il padre si era trasferito in Francia dall’Ungheria per lavorare come minatore.
Stefano Nyers passò invece parte della sua infanzia a Budapest, dove incominciò la sua carriera di calciatore. Inizio’ con lo Zugloi Ganz, poi il Kipest, l’Ujpest e il Viktoria Zizkov: queste le sue prime squadre professionistiche in Ungheria. Dal 1946 al 1948 e’ in Francia con L’Estade Français, dove realizza 34 gol in due stagioni. Giunge in Italia chiamato dall’Inter di Giulio Cappelli, dove non delude le attese segnando 133 reti in 6 stagioni, che culminarono con due scudetti vinti. Si trasferisce quindi alla Roma, dove realizza 20 gol in due stagioni. Un’apparizione di una sola annata al Barcellona, dove peraltro non disputa nessuna gara. Ritorna in Italia nel 1958 richiamato dal suo grande estimatore Giulio Cappelli, che lo vuole per l’attacco del suo Lecco. Qui disputa due stagioni segnando 11 gol, taluni dei quali strepitosi e indimenticabili. Chiude con il calcio giocato a Valdagno nel 1961.
Ma chi era Stefano Nyers? Apolide, giramondo, il sinonimo vivente di “genio e sregolatezza”, un po’ ungherese un po’ francese, un po’ italiano, un campione di gran classe sul campo da gioco, uno sfrontato “godereccio” nella vita.
Amava le belle donne, le auto di lusso, lo champagne e il gioco d’azzardo.
Il suo compagno del Lecco di quegli anni Francesco Duzioni lo ricorda arrivare agli allenamenti con fiammanti auto americane e fidanzate che cambiava spesso come le auto. Gli piaceva la bella vita, stupire. Duzioni ricorda qualche trasferta in treno o in aereo dove, non appena partiti, “Lo Zingaro” cercava subito compagni per un giro di poker. A volte questi suoi atteggiamenti venivano stigmatizzati dal presidentissimo Ceppi con multe e rimproveri, ma poi bastava vederlo in campo e gli si perdonava a tutto.
Una leggenda che gli appartiene è quella di una potenza di tiro incredibile.
In un’epoca in cui i pali delle porte erano di legno e quadrati, si racconta che quando il suo tiro coglieva il palo, lo scheggiasse, proprio per la straordinaria potenza.
Nel crepuscolo della sua storia calcistica, elesse a dimora per un certo numero di anni la città di Bologna. Lasciò l’Italia e si stabilì in Serbia nella cittadina di Subotika,a pochi kilometri dalla frontiera con l’Ungheria.
In questa località lo raggiunse una compagna con la quale non avrebbe mai voluto giocare:la morte. Era l’anno 2005. Stefano Nyers “lo Zingaro” adesso continua a fare gol e spezzare pali tra le nuvole, in cielo.
Un sentito ringraziamento a Francesco Duzioni per il suo contributo, fatto di ricordi.
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