Non c’e’ niente da fare. In trasferta siamo un’altra squadra. Nei secondi tempi siamo un’altra squadra. Se attacchiamo verso i nostri tifosi siamo un’altra squadra.
E’ nei limiti che siamo sempre la stessa squadra.
Quella che, con certosina passione e maniacale ricerca dei meccanismi l’artigiano Roncari ha messo assieme con quel che gli ha passato il convento: che alla fine non è poi così avaro come si vorrebbe far pensare. Perché “Ryaneri” (il diesse che lavora col low cost) ha messo a disposizione del tecnico giocatori che in categoria si stan dimostrando assolutamente all’altezza del compito che son chiamati a svolgere. Ecco, il problema e’: qual e’ questo ruolo ? O meglio, qual e’ il ruolo di questo Lecco ? Ormai a quasi due terzi del torneo la maschera e’ tolta: l’obiettivo promozione, seppur con tutto quello che abbiamo passato a inizio campionato, era ampiamente alla portata. Vista la concorrenza, il livello del torneo, le “crisette” di chi sta davanti, la poca consistenza di realta’ che il professionismo lo eviterebbero volentieri e’ (stato) un peccato non forzare la mano al destino. La matematica dice che puo’ accadere ancora di tutto, ma la sensazione e’ diversa: troppe le occasioni buttate, i match point mancati, gli strappi in classifica non perfezionati, i punti lasciati su camp(ett)i da periferia del calcio come lo intendiamo noi. Troppe volte e’ mancato il coraggio per osare qualcosa che andasse oltre il compitino: come se cercare il salto di qualita’ potesse alterare qualche equilibrio, far saltare il tappo dell’euforia e con esso scatenare attese troppo grandi per un ambiente che al momento resta invece nell’ovatta agostana post-Calà e che per il futuro continua a rimandare la definitiva attuazione di un progetto concreto.
Sul campo intanto il braccino è venuto a Mapello (con Castagna infortunato si e’ puntato su Poi prima punta), a Castel Goffredo (un’ora regalata) a Darfo Boario (scelte tattiche da chi si accontenta), a Brunico (un tempo a dormicchiare) e pure a Crema. Dove, in vantaggio e con loro con la lingua di fuori, ci siamo chiusi là dietro a spazzar via invece che gestire tempo e palla cercando di chiudere il match e dare una svolta alla stagione. Niente da fare, dicevamo all’inizio. Cosi’ torniamo a sperare solo negli illusori e sostanzialmente inutili play off. Perche’ rimontare 13 punti a una squadra in 16 partite e’ fattibilissimo (nessuno si e’ dimenticato della rincorsa alla Colognese in Eccellenza); sperare però che contemporaneamente crollino anche le altre 4 che ci stanno davanti e’ quantomeno illusorio.
Pronti ad essere smentiti e nel caso felicissimi di farlo, mettiamo in preventivo un altro anno di D già a metà gennaio. Tanto questo e’ il nostro destino: soffrire, soffrire, soffrire.
Ma se rinasciamo, torniamo a scegliere la stessa squadra: perche’ al gol del Toro ci siamo sentiti in cima al mondo, altro che nel triste ed uggioso “Voltini”…



















