Qualcuno ce lo dovrà spiegare. Non sappiamo chi, visto che i ruoli in via don Pozzi sono provvisori da sei mesi, manco servisse un conclave per stabilire con chiarezza ed ufficialità chi deve fare cosa.
Così, nel marasma generale di una gestione che con questi pastrocchi mostra di meritarsi la categoria in cui altri ci han portato, succede che un recupero infrasettimanale (di domeniche libere da qui a fine campionato non ce ne sono più: a meno di giocare il dì di Pasqua, ma lì qualcuno sopra le nostre teste farebbe no-no col ditino) diventi fonte di incazzatura per tutta la tifoseria. Aldilà della reale importanza del match in discussione (al primo che dice la parola “derby” verrà tolto il saluto da qui al ritorno tra i professionisti: quindi non si sa fino a quando…), sono tempistiche e modalità della scelta dell’orario di disputa della partita che lasciano basiti.
Son tutti pronti a riempirsi la bocca con il “dodicesimo uomo in campo”, salvo rinnegarlo quando arrivano multe e/o squalifiche del campo, ma all’atto pratico non si fa granchè per rendere meno amara la bocca del tifoso, già disturbata dal reflusso gastrico di fronte di un campionato che con un po’ più di accortezza sarebbe potuto diventare di vertice. Il rinvio è stato deciso alle 13.30 del 24 febbraio: la data del recupero stabilita 4 giorni dopo; l’orario d’inizio venerdì 1 marzo. Passi che uno debba mettersi d’accordo con l’avversaria di turno, ma stavolta (“l’è un mè amiss”, direbbe un tizio coinvolto nella faccenda) era sufficiente un incontro al bar per colazione sì da trovare l’ok immediato. Però. C’è un però. Il “dodicesimo uomo in campo” nella stragrande maggioranza della sua composizione, lavora. Nonostante la crisi, la cassa in deroga e la mobilità ormai abbiano preso il sopravvento sul posto fisso, a Lecco e circondario ancora si resiste tenacemente nelle fabbriche, negli uffici e in giro per i cantieri. Quindi che si fa ? Si gioca in notturna, così da consentire al “dodicesimo uomo” di scendere…a bordo campo. Già, ma essendo a Lecco e non al Polo Nord in uno dei sei mesi in cui c’è luce anche di notte, per giocare a calcio alle 20.30 bisogna accendere i riflettori. Stranezze del regolamento, vero ? E visto che una ventina di lampade dell’impianto del “Rigamonti-Ceppi” risultano bruciate da tempo e nessuno si è preso la briga (non questa settimana: anche in passato) di sostituirle, diventa obbligatorio giocare nel pomeriggio. Fischio d’inizio alle 14.30 , quindi. Macchè: la gente si infuria. Contrordine. E uno dice: cambieranno le lampadine. Nein! Si sposta la partita alle 16.30 sperando che ci sia luce a sufficienza (e l’impianto regga, ipse dixit) per arrivare sani e salvi al fischio finale.
Chissà cosa direbbe el sciur Mario, che grazie alle sue di lampadine aveva acceso i riflettori su una città intera, portandone in alto il nome grazie alla grandeur calcistica: dalla tettoia dei distinti dove oggi osserva il campo, se potesse scenderebbe con in mano il bastone…
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