
C’è, ancora una volta, la mano pesante di Alberto Bertolini nella vittoria del Lecco sul Cavenago Fanfulla. La mano di un allenatore capace, che ha plasmato i giovanotti di cui dispone a sua immagine e somiglianza. Squadra corta, gambe veloci, uscite palla a terra, con l’ottima collaborazione di un centrocampo sempre più “su di giri” e rapide verticalizzazioni, gli stessi dogmi con cui fece tremare il Lecco ad inizio 2016, quando sedeva sulla panchina del Sondrio. Arrivato sulla “panchina dei miei sogni”, “Bebeto” ci ha messo un mese buono ad installare nei “suoi” i concetti base del suo gioco, ma ora ne sta ottenendo i primi frutti.
Bertolini crede nel gioco veloce e nei tagli degli esterni, meglio se di un tridente, Bertolini crede anche nello sfruttamento massimale delle palle inattive: contro il Cavenago Fanfulla tutto è andato per il meglio in tal senso, basta guardare i riflessi filmati per capirlo. Costretto nei “Distinti” a causa di una squalifica ingiusta, il tecnico del Lecco si è potuto godere anche il tributo fatto di cori e applausi dedicatogli da tutto il “Rigamonti-Ceppi”: un salto all’indietro di quindici anni buoni, cui ha risposto con un applauso veloce prima di rituffarsi nella gara. La foto di copertina è esplicativa: palla ferma, Cannataro si gira e ascolta le indicazioni del suo allenatore, al pari di Caraffa (in primo piano, ndr).
Bertolini in questo momento può godere di un consenso diffuso, che si manifesta anche sui social e nelle discussioni “da bar”: non una cosa di poco conto, visto che i suoi predecessori, Zanetti e De Paola compresi, avevano dovuto invece fare i conti con delle punte, più o meno gravi, di malessere della piazza. Insomma, passate le piccole turbolenze di Ponte San Pietro, quando piovve su di lui quando parola di dissenso, il cielo sopra la sua testa si è decisamente rasserenato. Un’arma in più, assolutamente da sfruttare, per provare a raggiungere il miracolo salvezza.
