Seconda sconfitta consecutiva in trasferta per la Calcio Lecco 1912. Anche sul bel campo, e all’interno di un impianto meraviglioso, dell’Albinoleffe le Aquile ci mettono tanto, decisamente tanto a prendere le misure di una partita scorbutica. Sotto 2-0, i ragazzi di mister Luciano De Paola si vedono negare un rigore solare per l’atterramento di Ganz, sprecano una chance clamorosa con Nepi e poi riaprono il discorso con la perla su punizione di Morosini, entrato decisamente bene sul tappeto verde. Ne segue una bagarre che non produce nulla, se non il tanto nervosismo malgestito dall’arbitro Rinaldi, nuovamente sulla lista dei “cattivi” dopo le polemiche di Fiorenzuola-Lecco.
Post Albinoleffe-Lecco, le parole di mister De Paola
Mister, ti sei incazzato per sessanta minuti, poi…
«Abbiamo giocato in orizzontale, cosa che a me non piace. Nel secondo tempo avremmo potuto legittimare il pareggio, poi l’arbitro ha avuto una bella giornata no, c’era un rigore grosso come una casa su Ganz. Dobbiamo cancellare il periodo che abbiamo passato giocando al loro ritmo. Peccato, perchè poi abbiamo dato pressione e siamo stati pericolosi».
Seconda trasferta di fila con questo approccio:
«Kraja gioca perché verticalizza di più. Nel primo tempo abbiamo fatto un giro palla compassato, senza giocare sulla mezzala. Lavoreremo su questa cosa, anche perché Kraja andrà in Nazionale e avremo questo problema. Morosini è entrato bene, ha fatto 25′ di qualità. Personalmente, quando sono andato alla Lazio giocava sempre Di Matteo per il suo modo di stare in campo, non era un caso. A me piace chi verticalizza, non è una bocciatura per nessuno ma è normale che bisogna darsi una svegliata, vale anche per le punte. I cinquanta punti li abbiamo fatti sudando, soffrendo, bisogna entrare con cattiveria per andare avanti con me. Sono un po’ deluso, c’era tanta gente che ci teneva a fare risultato. Di fronte abbiamo una partita difficilissima con il Trento».
Morosini è un giocatore recuperato:
«Lo conosco, è stato penalizzato perché all’inizio ha sofferto e ora sta bene. Ci darà una grossa mano, anche perché abbiamo bisogno di tutti. Chi fa bene, con me gioca, altrimenti si siede lì a fianco. Questa squadra ha nel Dna la sofferenza e noi dobbiamo soffrire, il tic-toc non è nel mio stile».
Sulla direzione arbitrale:
«Non voglio parlare, altrimenti mi squalificano. Dico che c’è stato tanto tempo perso durante la partita».
Cosa ti ha spiazzato?
«Le mie due punte fanno fatica, quando non sono in giornata, ma ci può stare. Sapevamo che era una squadra in salute nonostante le due sconfitte, si tratta di una compagine esperta con gente che fa la categoria da tanti anni. Non mi è piaciuto quel tipo di calcio che abbiamo fatto a lungo, poi gli esterni hanno fatto una certa fatica. In questo momento ai ragazzi posso solo dire ‘grazie’, ma una pettinata gliela devo dare».
Post Albinoleffe-Lecco, le parole di Tommaso Morosini
Tommaso, chiusa partita può chiudere il tuo recupero:
«Spero sia l’inizio di un finale di stagione importante, l’anno è stato forse il più difficile della mia carriera, sia fisicamente che psicologicamente perché non sono riuscito a dare quanto potevo. So che abbiamo davanti un mese importante, a trent’anni so come funziona e un periodo fatto bene può cambiare tutta la percezione della stagione».
Tanta rabbia in quella punizione:
«È stata un po’ una liberazione, sotto quel punto di vista sono sempre stato abituato a sentirmi protagonista sulle palle inattive e questo è un po’ mancato. Mi ricorda anche che sensazione di prova. La partita si poteva anche pensare di pareggiare, ci è mancata un po’ di lucidità».
Due gol, due esultanze rabbiose:
«La reazione è stata istintiva. So che la gente si aspetta tanto da me, so come sono fatto e come lavoro. Ci sta che ci siano delle critiche, hanno sommerso Messi e Neymar… Se sento qualche parola e segno, magari reagisco così. Una cosa che nasce e finisce lì».
I compagni ti hanno dato una mano:
«Il gruppo è molto unito, è importante che chi entra dà una mano così come inizia. Se chi entra fa bene, il merito è anche dalla squadra che lo mette nelle condizioni di farlo. Peccato per il risultato, in quei dieci minuti ci sarebbe servita un po’ più di tranquillità. Campo? Bello, ma non velocissimo perché l’erba è alta. Sabato? Giocare in casa ci aiuta, sentiamo una spinta in più».
Una dedica a…
«Mia figlia Maria Vittoria che è nata giovedì, oltre a mia moglie Laura che mi ha dato una bella gioia. Svolta della stagione? Speriamo! (Ride, ndr)».
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Il tecnico bergamasco commenta la partita:
«Sono contento, ho visto un primo tempo di buon livello anche se non ai ritmi di Vercelli. L’abbiamo gestito e siamo ripartiti molto bene, poi dovevamo chiuderla perché di fronte avevamo una squadra in gradi di risalire. Subire gol, come successo, avrebbe voluto dire alzare tanto la tensione, magari far arrivare un po’ di paura. Alla fine contano i tre punti e l’aver vinto in casa. Ci sta soffrire contro il Lecco, che è in grande forma».
Sugli esterni:
«Gusu ha fatto una partita di grandissimo livello fino a quanto ne ha avuta. Un quinto arriva stanco a fine partita, lui ha fatto tante cose buone e il cambio era preventivato. Dà sempre molto, è stato fuori per un lungo periodo e non ha mai fatto una piega come chi deve fare chi vuole essere protagonista. Le occasioni si sfruttano così. È una vittoria della squadra che arriva da lontano, oggi abbiamo raccolto diversamente dalle altre partite».
Sulla classifica:
«Le ultime due giornate hanno alzato decisamente la quota salvezza, 40 non è la quota tranquillità perché dietro corrono molto e oggi hanno vinto praticamente tutte. Io, nonostante le due sconfitte, ero contento di quanto mi stava dando la squadra: abbiamo vinto la partita più sofferta, almeno nel secondo tempo».
Non il solito Lecco. Lo aspettavi diverso?
«No, non molto. Abbiamo cercato di limitare le fonti di gioco e allungarli. Oggi ho preferito tenere bloccati i quinti per tenere le punte ben marcate, visto il momento di Ganz. Le mezzali hanno fatto un grande lavoro sui terzini, consentendoci di non prestare il fianco ai corridori e alla verticalità del Lecco. Fino alla bagarre finale abbiamo sofferto poco».
